Più del 40% degli svizzeri non intende farsi vaccinare. Ne abbiamo parlato con un esperto di scetticismo.
LIESTAL - Con 800mila dosi di vaccino Pfizer che saranno somministrate solo questa settimana, il Regno Unito ha avviato la prima campagna vaccinale nazionale al mondo contro il Covid-19. Come confermato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), anche la Svizzera dovrebbe essere presto della partita. Si dovrebbe cominciare a inizio gennaio e inoculare fino a 70’000 dosi al giorno.
Secondo un sondaggio rappresentativo di 20 Minuten e Tamedia, però, il 42% degli svizzeri non intende farsi vaccinare. Gli esperti temono che la popolazione non risponda in maggioranza “presente” alla campagna di vaccinazione. Ne abbiamo parlato con Philip Tarr, co-primario della Clinica medica universitaria di Basilea Campagna e direttore del programma nazionale di ricerca sullo scetticismo in materia di vaccini. A suo avviso, non c’è da temere.
Signor Tarr, più del 40% degli svizzeri non vuole farsi vaccinare contro il nuovo coronavirus. Questo rappresenterà un problema?
«Non penso. Specialmente per quanto riguarda i vaccini contro il Covid-19 è assolutamente normale essere scettici al momento. Anch’io rimango scettico. Mancano ancora tanti risultati delle ricerche, quasi tutte le informazioni di cui disponiamo si basano sui comunicati stampa delle aziende farmaceutiche. Molte persone hanno preso parte ai loro studi effettivamente, ma finché non sarà l’autorità svizzera per il farmaco Swissmedic a valutare un vaccino e trovarlo sicuro, i dubbi e le preoccupazioni sono comprensibili».
Finiranno per farsi vaccinare anche gli scettici?
Sì se diventa chiaro che il vaccino è buono ed efficace. L’importante è che le vaccinazioni siano sempre su base volontaria. Con la pressione, ossia con un obbligo vaccinale, a mio avviso si ottiene l’effetto contrario. E ciò vale anche per le categorie professionali a rischio, come il personale di cura. Nessuno vuole un obbligo vaccinale: né la popolazione né i medici né l'UFSP, come è sempre stato sottolineato in passato.
Che cosa significa per la Svizzera il fatto che, in altri Paesi, si stia già vaccinando?
I principali effetti collaterali, specialmente quelli più severi, sono più probabilmente da attendersi nei primi 2-3 mesi dopo la somministrazione di un vaccino. È quindi una buona cosa che la Svizzera non conosca una procedura di approvazione accelerata come il Regno Unito o gli Stati Uniti. Possiamo perciò osservare cosa accade all’estero. È un buon punto di partenza per poter stabilire se il vaccino sia davvero utile e sicuro. Se a chi ha già avuto il coronavirus, ossia a quella parte di popolazione che è immunizzata, si aggiungono le persone che si faranno vaccinare, posso immaginare che si raggiunga una cosiddetta immunità di gregge. In ogni caso, ci sono buone premesse perché la situazione, in inverno, sia molto migliore di adesso.
Lei conduce un programma di ricerca nazionale sullo scetticismo in materia di vaccini. Com’è la situazione da noi?
In Svizzera non ci sono più scettici in fatto di vaccini che per esempio in Germania o negli Stati Uniti. La maggior parte degli scettici, che rappresentano circa il 30% degli svizzeri, non sono però contrari al vaccino. Hanno piuttosto molte domande sul tema, soprattutto quando si parla di vaccinazione dei propri figli. Allo stesso tempo, questa categoria di persone è anche molto ben informata: leggono libri e articoli sulla tematica e appartengono ad ambienti in cui si discute sempre di vaccinazioni. Solo dall’1% al 3% degli svizzeri potrebbero essere definiti come "no vax" duri e puri. Questi ultimi credono in parte ad assurde teorie del complotto. In questi casi ha poco senso discutere. Gli esperti concordano a riguardo.
Oggi c’è più scetticismo riguardo ai vaccini rispetto a 20 anni fa?
Sì. Un numero crescente di persone mette in dubbio la sicurezza, l’efficacia e l’utilità delle vaccinazioni. Questo scetticismo porta a una copertura vaccinale più bassa della popolazione, aumenta il rischio della diffusione di malattie e mette in pericolo le persone vulnerabili.
Da dove viene questo scetticismo?
Oggi come oggi si è più scettici verso i medici, le autorità e gli esperti. Inoltre, si vorrebbe decidere più attivamente sulla propria salute. In parte, questo scetticismo fa sì che i risultati scientifici vengano sempre più spesso giudicati come non neutrali e influenzati da ideologie e interessi economici. Un altro motivo è la pletora di fonti d’informazione sui vaccini, soprattutto su internet. Ciò può sopraffare e rendere insicure le persone più scettiche.
Medici e autorità come reagiscono a questa tendenza?
Alcuni medici sono a loro volta sopraffatti e arrivano relativamente in fretta allo scontro. Trovano questi pazienti stancanti, prendono troppo poco sul serio le loro preoccupazioni e, inoltre, possono anche essere oberati lavorativamente. Questo è uno dei motivi per cui tra il 25% e il 50% degli svizzeri fa sapere di prendere in considerazione la medicina alternativa e complementare, che si prende il tempo per una consulenza individuale. Il paziente si sente preso sul serio e c’è più fiducia. Al contrario di quanto preteso dai pregiudizi correnti, gli esperti di medicina complementare non rifiutano categoricamente i vaccini così come i medici tradizionali non li promuovono sistematicamente.