Cinema e teatri potrebbero accogliere un massimo di 50 spettatori. Per palestre e centri fitness non è ancora chiaro
Eterni scontenti nella ristorazione: «Le terrazze non bastano».
BERNA - Ieri il Consiglio federale ha deciso di porre in consultazione (la decisione è prevista il 19 marzo) le sue proposte per la seconda fase di riapertura. Se la situazione epidemiologica lo permetterà, il 22 marzo saranno nuovamente consentite le manifestazioni in presenza di pubblico: 150 all’aperto (partite di calcio o concerti open air), 50 al chiuso (cinema, teatri, sale concerto). Ma anche l'allentamento delle disposizioni per le attività sportive, per le singole persone e per i gruppi con fino a 15 persone (al chiuso con mascherina e distanziamento obbligatori, salvo deroghe). Una buona notizia per cinema, teatri e centri fitness, che però contengono l'entusiasmo.
«Siamo soddisfatti - afferma René Gerber, responsabile di Pro Cinema, la principale associazione del settore cinematografico -, ma preoccupati perché la presenza in sala sarà molto limitata. Dovremo per forza continuare a dipendere dagli aiuti».
Per gli organizzatori di eventi e per i teatri si intravvede finalmente «la luce in fondo al tunnel», spiega Rosmarie Quadranti, presidente di Cultura (associazione mantello delle associazioni di categoria che rappresentano le istituzioni culturali svizzere). Ma ricorda che neppure riaprire è così semplice: «Il teatro non si riattiva con un pulsante. Sono necessarie settimane di prove. E il limite di 50 persone è davvero troppo per posti come il Teatro dell'Opera di Zurigo». La ventilata riapertura è comunque un fattore positivo, perché permetterà di «tornare a intrattenere il pubblico con piccoli spettacoli», ma «le misure di sostegno non devono esaurirsi».
La Federazione svizzera dei centri fitness e di salute «accoglie con entusiasmo la possibile apertura parziale» - spiega il presidente Claude Ammann a 20 Minuten -. Siamo felici di poter presto tornare a offrire salute e benessere ai nostri clienti». Ma tutto resterà fermo fino a quando non ci saranno delle decisioni sicure e definite, per «riportare dipendenti e clienti nei centri fitness».
A Gastrosuisse, invece, non piace la proposta di riaprire solo le terrazze dei ristoranti. «È assolutamente incomprensibile - commenta il presidente Casimir Platzer -. Il Consiglio federale ignora la situazione e i desideri della popolazione». La categoria insiste sul fatto che «il rischio di contagio nei ristoranti è basso». Dello stesso avviso è GastroTicino: «Noi lo abbiamo sempre detto chiaramente: o tutti o nessuno - ha dichiarato ieri Suter -. Ma sembra che il governo proprio non ci voglia ascoltare».