Il Consiglio della stampa ha giudicato discriminante il titolo di un articolo pubblicato da alcune testate di CH Media
BERNA - Se una donna, di 66 anni, altamente qualificata viene indicata in tutta la lunghezza dell'articolo soltanto come «questa nonna» è discriminante. È quanto ha stabilito il Consiglio svizzero della stampa, che in una presa di posizione ha condannato un articolo con un titolo sessista dell'Aargauer Zeitung e di altre testate di CH Media. Al centro della vicenda c'era la nuova direttrice dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO) Ngozi Okonjo-Iweala, prima donna e prima africana a coprire questo incarico.
Lo scorso febbraio diverse testate in lingua tedesca del gruppo CH Media - tra cui l'Aargauer Zeitung e la Luzerner Zeitung - avevano titolato "Questa nonna sarà a capo dell'Organizzazione mondiale del commercio" (Diese Grossmutter wird neue Chefin der Welthandelsorganisation), suscitando un mare di polemiche.
Nella presa di posizione pubblicata oggi, il Consiglio svizzero della stampa ritiene che il titolo sia discriminante sulla base del genere. La stessa cosa, aggiunge l'organo, non si scriverebbe di un uomo con le stesse caratteristiche.
Nel testo si menziona correttamente che la nigeriana si è formata alla prestigiosa Università di Harvard e che è stata ministra delle finanze e degli esteri. Così come viene indicato a giusto titolo - scrive l'organo che vigila sui media - che di recente è stata chiamata ad entrare nel consiglio di amministrazione di Twitter.
Il Consiglio della stampa ritiene inoltre che «non sia chiaro se lo svilimento nel titolo che definisce la direttrice del WTO "nonna" sia da vedere in relazione discriminante con il colore della pelle». È invece chiaro, a loro avviso, che nel caso di un uomo di 66 anni ex ministro degli esteri e delle finanze di un popolo di 200 milioni di persone la stessa titolazione "Nonno diventa direttore generale dell'OMC" non sarebbe immaginabile.
Le scuse dell'editore - Da subito è montata la protesta nella Ginevra internazionale contro il titolo ritenuto sessista: un gruppo di oltre 120 diplomatici - ambasciatori e vice ambasciatori, come pure alti funzionari di organizzazioni internazionali - avevano sottoscritto una lettera all'editore per lamentarsi.
Il gruppo mediatico si era rapidamente scusato e aveva assicurato che il testo non aveva alcun intento sessista o razzista. La stessa Okonjo-Iweala aveva poi accettato le scuse dell'Aargauer Zeitung, che il 26 febbraio 2021 ha pubblicato una dichiarazione in inglese nella quale riconosce che il titolo era «inappropriato», ammettendo di aver provocato «la rabbia di molti lettori».
«Ci scusiamo per questo errore editoriale», si leggeva nella nota, firmata dal redattore capo della rubrica internazionale. Il quotidiano ha anche voluto chiarire che l'autore dell'articolo, basato a Ginevra, non è l'autore del titolo.