Propongono di spostare in periferia l'amministrazione cantonale. E sferrano un nuovo attacco contro le città "parassite"
ZURIGO - «Le città parassite in mano ai rosso-verdi» vanno indebolite e chiamate alla cassa. È l'opinione dell'Unione democratica di centro (UDC), che oggi a Zurigo ha presentato un documento contenente una serie di richieste che vanno dalla scelta di nuovi capoluoghi cantonali a una riorganizzazione dei confini comunali.
Il documento concretizza quanto già detto dal presidente del partito Marco Chiesa nel suo discorso del primo d'agosto: l'UDC chiede «misure mirate» contro la «dannosa politica parassitaria» delle città. Il partito ritiene che i grossi centri urbani «freghino» la popolazione degli agglomerati e delle campagne, agendo con prepotenza e paternalismo. Gli abitanti delle città, infatti, ricevono dallo Stato molti più servizi di quelli che pagano con le loro tasse.
In breve: secondo l'UDC, gli abitanti delle città lavorano meno, pagano meno tasse e costano di più. Per colmare questo divario urbano-rurale, la Svizzera deve essere nuovamente «arata da cima a fondo».
L'UDC chiede che si ridistribuiscano i ruoli di capoluogo cantonale: l'amministrazione dovrebbe andare al comune che dimostra di poter fornire questi servizi a basso costo. Per quanto riguarda il canton Zurigo ad esempio, invece della «faraonica città» si potrebbe ad esempio scegliere Uster. Inoltre il partito chiede l'introduzione di una «maggioranza distrettuale» per le votazioni: analogamente alla maggioranza dei cantoni richiesta a livello nazionale, bisognerebbe introdurre una maggioranza dei distretti a livello cantonale.
Il partito auspica pure un nuovo calcolo del numero di seggi nel Consiglio nazionale, che dovrebbe aumentare le possibilità di successo dei temi e delle preoccupazioni civiche a livello nazionale: non dovrebbe più essere la popolazione residente permanente di un cantone a determinare il numero di rappresentanti alla camera del popolo, bensì il numero degli elettori.
Questo significherebbe che i cantoni con una proporzione relativamente alta di stranieri, come Zurigo, potrebbero inviare meno rappresentanti a Berna. Di conseguenza, un maggior numero di consiglieri nazionali verrebbe dai cantoni rurali, dove la proporzione di stranieri è relativamente bassa.
Per indebolire il potere delle città, l'UDC punta anche a diminuirne le dimensioni: andando contro la nuova tendenza delle fusioni, chiede che i comuni che sono recentemente stati incorporati vengano nuovamente «esclusi»-. Si tratta infatti di «quartieri» - che corrispondono all'area dell'ex comune - spesso finanziariamente più forti e dalla popolazione di un ceto superiore rispetto ai centri cittadini. I loro abitanti non dovrebbero più dover partecipare al finanziamento delle "idee sinistroidi" portate avanti dai centri. Il partito allude ad esempio al quartiere borghese di Seen (Winterthur) o a Schwamendingen (Zurigo), che potrebbero tornare ad essere villaggi a sé stanti. Ma per arrivare a ciò bisognerebbe lanciare delle iniziative in questo senso.
Questo ripensamento della Svizzera dovrebbe avvenire principalmente a livello cantonale. «Faremo proposte alle sezioni cantonali su come attivarsi in questo senso», ha detto Thomas Matter, consigliere nazionale zurighese UDC. Le sezioni porteranno poi le questioni ai parlamenti cantonali attraverso pacchetti di proposte.
Marco Chiesa ha sottolineato di non voler scavare un fossato tra città e campagne - esso esiste già da molto tempo - e ha aggiunto di non essere contro le città stesse e i loro abitanti, bensì di opporsi alle dannose politiche rosso-verdi che regnano nei centri urbani.