Xherdan Shaqiri ha rivelato in un'intervista la sua opinione sul vaccino, sulla sua età e sulla Nazionale
Un accenno anche al futuro post-calcistico: «Mi piacerebbe allenare»
LOSANNA - Il numero 3 sulla maglietta, i trent'anni in arrivo e la 100° partita internazionale con la maglia della Nazionale Svizzera in vista.
La stella della selezione elvetica di calcio Xherdan Shaqiri ha raccontato in un'intervista il suo rapporto con l'età, con lo sport, e con un vaccino che continua a far discutere.
Xherdan Shaqiri, domenica compirai 30 anni. Come ti senti?
«Beh, lo dice già il numero 3 sul retro della maglia, no? Si invecchia... Comunque non ho ancora i capelli bianchi, mi sento ancora giovane».
Ora sei uno dei giocatori più "vecchi" della Nazionale.
«Devo dire che il tempo passa incredibilmente in fretta, ma non mi sento ancora uno dei più vecchi (ride, ndr.)».
Martedì hai promosso la vaccinazione contro il Covid su Instagram. Cosa ti ha spinto a farlo?
«Basti vedere quante persone sono state infettate durante le loro vacanze in Kosovo e sono ora in ospedale dopo il loro ritorno. Volevo fare un appello alle persone non ancora vaccinate: dovremmo aiutarci a vicenda e proteggerci. Ecco perché penso che la vaccinazione sia una buona cosa»
Sapevi sin da subito di volerti far vaccinare?
«Io stesso sono stato infettato e ho vissuto in prima persona tutta la faccenda. Mi è sempre stato chiaro che mi sarei fatto vaccinare».
Granit Xhaka è risultato positivo al Covid all'inizio di settembre. Non è stato vaccinato. Ne hai parlato con lui?
«No, avevo già lasciato la squadra. Naturalmente, come giocatori abbiamo un ruolo importate perché ci prendono da esempio. Ma alla fine della giornata, spetta a tutti decidere per conto proprio se vogliono vaccinarsi. Granit valuterà sicuramente quest'opzione».
Potresti giocare la tua centesima partita internazionale alla fine dell'anno. Cosa significa questo numero per te?
«100 è un bel numero. Non capita tutti i giorni di poter giocare così tante partite per il proprio Paese. Mi rende molto orgoglioso, ho sempre cercato di dare tutto per questo paese».
Forse sarà proprio la partita che ci qualificherà ai mondiali del 2022?
«Sarebbe molto bello, naturalmente. Con questa squadra dobbiamo avere l'obiettivo di qualificarci per la Coppa del Mondo».
Cosa succederebbe se la Svizzera non si qualificasse?
«Questo può sempre accadere. L'Italia non si è qualificata per i mondiali del 2018, e tre anni dopo è diventata campione d'Europa. Per me, comunque, sarebbe una sorpresa se non riuscissimo a qualificarci per il Qatar, ma è un'opzione che non si può escludere».
Ti sei trasferito a Lione quest'estate. Come sono state le tue prime settimane in Francia?
«Sono molto felice che il trasferimento abbia avuto luogo. Sono partito bene e mi sento finalmente tornato al 100%».
Eri già stato in contatto con il Lione un anno fa.
«All'epoca avevo già l'intenzione di lasciare il Liverpool e avevo offerte dalla Spagna e dall'Italia, oltre che dal Lione. Ma il club britannico non voleva lasciarmi andare. L'ho accettato, comportandomi in modo professionale».
Il tuo futuro, invece? Ti vedremo ancora in Svizzera? Magari nuovamente con la maglia del Basilea?
«Questo è ancora un mio piccolo sogno. È una questione che vorrei lasciare aperta».
Hai dei progetti, per il futuro post-calcistico?
«Vorrei rimanere nel mondo del calcio. Devo ammettere che sarei interessato a un lavoro da allenatore. Purtroppo non ho ancora il patentino per allenare, ma ci sto già pensando».