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SVIZZERA«Quei milioni della Catena della solidarietà non sono mai arrivati in Ucraina»

29.07.22 - 13:00
La nuova accusa dell'ambasciatore ucraino, e la risposta dell'ente benefico svizzero: «Investimenti duraturi»
Reuters
Fonte 20 Minuten
«Quei milioni della Catena della solidarietà non sono mai arrivati in Ucraina»
La nuova accusa dell'ambasciatore ucraino, e la risposta dell'ente benefico svizzero: «Investimenti duraturi»

BERNA - La Catena della Solidarietà, attiva dall’inizio dell’invasione russa, ha raccolto diversi fondi in favore dell’Ucraina. I ricavi della generosità svizzera però, come già scritto anche sulle pagine della SonntagsZeitung, non sono ancora giunti a Kiev. 

A lanciare l’allarme, ora è l’ambasciatore ucraino a Berna Artem Rybchenko che ora vuole una spiegazione: «Si chiedono soldi nel nome dell'Ucraina, ma gli ucraini non hanno visto ancora nemmeno un centesimo».

Eppure si parla di milioni e milioni di franchi, 285 per l'esattezza. Una generosità nazionale superata solo dagli oltre 300 milioni raccolti per far fronte alla catastrofe dello tsunami che aveva colpito la Thailandia nel 2004.

Per questo motivo la richiesta del diplomatico - per sostenere il piano di ricostruzione United 2024 approvato a Lugano - è inequivocabile: «Versate le vostre donazioni direttamente sul sito del governo ucraino, così sarete sicuri che i soldi arriveranno davvero a chi ne ha bisogno», scrivono i colleghi di 20 Minuten.

La Catena della solidarietà, che è stata fra i maggiori raccoglitori con più di 126 milioni di franchi, ha nuovamente deciso di rispondere alle accuse facendo chiarezza sul suo operato.

«Al momento abbiamo già investito 13,5 milioni di franchi in 34 progetti in Ucraina, Polonia, Romania e Moldavia e anche in Svizzera», spiega Fabian Emmenegger confermando come tutti e quanti i progetti passino una serie di esami molto scrupolosi - ma comunque rapidi - prima di ricevere i finanziamenti.

«La nostra strategia è orientata sul lungo termine, vogliamo che i nostri investimenti possano continuare a portare effetti benefici anche nel futuro più prossimo e in quello più lontano», continua Emenegger, «il nostro piano è quello di continuare a investire nei prossimi dieci anni, di modo che l'aiuto possa continuare a essere erogato anche se non arrivano più donazioni».

Per quanto riguarda l'accusa di non aver sottratto i soldi a necessità più impellenti, come per esempio i medicinali per gli ospedali, risponde: «In realtà collaboriamo attivamente con Croce Rossa, Caritas ed Helvetas. Il nostro piano è quello di sostenere il settore sanitario ucraino e anche lo sforzo di sminamento delle zone di guerra».

Un aiuto che però non è semplice da fornire con celerità, vista la pericolosità degli scenari, e la mancanza di personale.

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