Nel discorso di benvenuto a Mattarella, il presidente Cassis fa riferimento alla solidarietà fra le due nazioni
BERNA - «Vorrei partire dall’alto, dalle montagne che avete sorvolato per arrivare fino a qui, nel vostro viaggio che vi ha portato dalla Città eterna alla Città federale». Comincia così il discorso del presidente della Confederazione Ignazio Cassis. «Le Alpi - continua - talvolta apparire come una barriera insormontabile che divide il Nord dal Sud Europa, una barriera che divide culture, lingue e sensibilità spesso profondamente diverse tra loro. In realtà l’arco alpino è tutt’altro che una separazione. È una cerniera, che anziché dividere unisce e rafforza. Da sempre l’essere umano ha cercato di valicare le Alpi, spinto dalla voglia di conoscere ciò che stava dall’altra parte, per scambiare merci, idee ed esperienze».
Un momento storico per la Svizzera e l’Italia fu la costruzione del tunnel ferroviario del Gottardo, alla fine del XIX secolo. «Questo collegamento geografico ma anche simbolico, fortemente voluto dai nostri due Paesi, lo dobbiamo in gran parte ai minatori italiani. Sforzi e sacrifici umani immensi sono stati necessari per inaugurare il tunnel nel 1882. Un’opera che contribuì tra l’altro ad agevolare l’approvvigionamento nazionale della Svizzera, permettendo un accesso facilitato al porto di Genova». Dopo la ferrovia, «venne il tunnel autostradale e poi la nuova linea veloce con il tunnel ferroviario più lungo al mondo. Ieri come oggi non perdiamo l’ambizione di voler per così dire spianare le montagne, avvicinando il Sud e il Nord, e rinsaldando i legami tra i nostri popoli».
La solidarietà nella nostra storia
«Tra le nostre Nazioni vige anche una grande solidarietà - continua Cassis - Ne sia prova, ad esempio, il “Villaggio Svizzero” che sorge a Messina e che ricorda una delle peggiori tragedie della città: il terribile terremoto che sconvolse la provincia di Messina e Reggio Calabria il 28 dicembre 1908. Esso rappresenta uno dei primi esempi di solidarietà internazionale dopo un disastro naturale. La Svizzera, tra i Paesi donatori, costruì un quartiere con chalet di legno, ognuno dei quali portava il nome di un cantone svizzero. Fu anche la prima missione umanitaria della Croce Rossa Svizzera in tempo di pace».
La ricchezza dell’italianità
Cassis parla anche dell'impatto che «migliaia d'italiani e italiane hanno avuto e continuano ad avere sulla storia svizzera. In particolare negli anni del miracolo economico del dopoguerra il suo popolo ha contribuito come nessun altro al successo della Svizzera. Quella italiana è a tutt’oggi la più grande comunità straniera in Svizzera – e la terza comunità d'italiani all’estero. Un innesto prezioso, che ha rafforzato quell’italianità già presente nel Dna della Svizzera. Vorrei cogliere l’occasione per salutare gli oltre 80'000 cittadini italiani che lavorano come frontalieri, dando un contributo fondamentale alla prosperità svizzera e italiana».
Uniti nelle crisi
Oltre alla vicinanza geografica, oltre ai legami personali, famigliari, linguistici, economici, storici e culturali, «i nostri due Paesi sono uniti da valori comuni. Lo vediamo proprio nei momenti più difficili, in tempo di crisi. Uniti abbiamo affrontato la pandemia di Covid 19, che ha mietuto tante vittime in entrambi i nostri Paesi. Uniti reagiamo alla devastazione della guerra provocata dalla Russia in Ucraina, che minaccia le fondamenta stesse della sicurezza nel nostro continente, l’Europa. Dobbiamo essere uniti anche nel cogliere le sfide poste dal riscaldamento climatico, che mette a dura prova anche i ghiacciai delle nostre montagne e con essi l’equilibrio idrico. Con il passaggio della presidenza Eusalp dall’Italia alla Svizzera giovedì scorso, mostriamo la volontà di collaborare in modo molto concreto».