La proposta di sancire nel Codice civile il principio dell'educazione non violenta è stata in gran parte applaudita durante la consultazione
BERNA - La proposta del Consiglio federale di sancire esplicitamente nel Codice civile (CC) il principio dell'educazione non violenta è stata in gran parte applaudita durante la consultazione, fase nella quale è emersa anche l'importanza della prevenzione. I vari attori hanno comunque chiesto qualche ritocco al progetto governativo.
L'esecutivo ha elaborato la nuova disposizione legislativa su incarico del Parlamento. Essa è stata presentata lo scorso agosto e poi inviata in consultazione fino a oggi.
Già secondo il diritto vigente non è consentito ricorrere alla violenza nel contesto educativo familiare. Di recente, il legislatore ha inoltre esteso i diritti e gli obblighi di avviso in caso di minaccia al bene del minore, rafforzando la protezione del bambino sul piano civile, ricordava il Consiglio federale qualche mese fa. Tuttavia, il Parlamento ha incaricato tramite una mozione il governo di vietare esplicitamente nel CC la violenza.
«No a punizioni corporali o altre forme di violenza»
La nuova disposizione studiata dall'esecutivo funge da linea guida e precisa l'attuale dovere di educazione dei genitori in considerazione del bene del figlio. Nel dettaglio, indica che non si può ricorrere a «punizioni corporali o ad altre forme di violenza degradante».
I favorevoli
Questo principio è stato accolto favorevolmente in consultazione da Verdi, Verdi liberali, PLR e Centro. Per quest'ultimo, si tratta di un segnale forte alla popolazione che chiarisce la situazione. I liberali-radicali evidenziano come il testo non intervenga in maniera drastica nell'autonomia educativa di madri e padri.
I contrari
Per l'UDC invece, il progetto non sarebbe necessario. Il fatto che la Svizzera sia stata esortata a più riprese sul piano internazionale a creare una base legale esplicita non è una motivazione sufficiente, scrivono i democentristi.
Chi chiede una formulazione più corretta
Per l'associazione Protezione dell'infanzia Svizzera sarebbe meglio dettagliare i vari tipi di violenza nel messaggio, mentre secondo la Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali delle opere sociali (CDOS), quella psicologica va menzionata espressamente come la forma più diffusa. Stando a Educazione senza violenza, serve una formulazione per specificare che il divieto di usarla vale per tutte le persone implicate nel processo formativo.
Il progetto inoltre rafforza la prevenzione, un punto molto apprezzato in consultazione. Stando al governo, le attuali offerte di consulenza e aiuto per genitori e figli, in parte differenti a seconda della regione, vanno ampliate e l'accesso ad esse va migliorato. I cantoni sono chiamati a provvedere affinché vi siano sufficienti specialisti a disposizione degli interessati, allo scopo di assicurare consulenza preventiva e sostegno nel risolvere i conflitti.
Malgrado il Consiglio federale sottolinei che le nuove norme vanno accompagnate da campagne informative e di sensibilizzazione, niente indica a chi spetti la responsabilità e il finanziamento, lamenta Educazione senza violenza. L'associazione ritiene che Berna debba essere attivamente implicata, come accade nella prevenzione contro il tabagismo.
Pure per la CDOS, un'azione coordinata Confederazione-cantoni andrebbe lanciata su scala nazionale. Gli studi illustrano che proibire la violenza nell'educazione non basta per far diminuire i casi, ricorda, aggiungendo come la prevenzione non debba limitarsi a servizi di consulenza, bensì vada pensata anche sotto altre forme, quali ad esempio corsi di formazione per genitori.