Il nostro Paese registra una recrudescenza di questa malattia che è particolarmente pericolosa per i neonati non vaccinati.
La pertosse è tornata a fare capolino in diversi Paesi europei. Lo scorso autunno, l'Inghilterra e la Danimarca hanno segnalato una crescita preoccupante dei contagi. E recentemente anche un importante esperto norvegese ha parlato di un rapido aumento dei casi che «potrebbe far pensare a un'epidemia».
Cos'è la pertosse - «La pertosse è un’infezione altamente contagiosa delle vie respiratorie, provocata da batteri, chiamata Bordetella pertussis e meno spesso Bordetella parapertussis. Questi batteri producono un veleno, la tossina pertussis, responsabile della tosse, della moltiplicazione dei batteri e della loro buona aderenza alle mucose delle vie respiratorie. La trasmissione avviene attraverso goccioline di saliva prodotte quando una persona malata starnutisce, parla o tossisce».
Ma qual è la situazione in Svizzera? - «Grazie alla vaccinazione la pertosse è diventata una malattia rara nel nostro Paese», precisa il portavoce dell'UFSP Simon Ming, ricordando come prima della pandemia l'incidenza annuale era compresa tra i 40 e i 164 casi per 100'000 abitanti. Poi dopo il Covid-19 qualcosa è cambiato. «Stiamo assistendo a un nuovo aumento. Tanto che da inizio anno sono stati segnalati quasi il doppio dei casi rispetto all'intero 2023».
«Spuntano come funghi» - Una crescita che è stata notata anche da Ulrich Heininger, primario di infettivologia e vaccinologia pediatrica dell'Ospedale universitario di Basilea (UKBB) che combatte questa malattia dagli anni '90. «Negli ultimi mesi abbiamo notato una recrudescenza della malattia nella vita quotidiana. I casi di pertosse stanno spuntando come funghi».
Un pericolo per i più piccoli - La malattia può essere particolarmente pericolosa per i neonati che hanno meno di due mesi. «Può essere addirittura letale se la madre non è stata vaccinata durante la gravidanza», sottolinea Heininger, precisando che la vaccinazione trasferisce le sostanze protettive al nascituro. «È estremamente importante, poiché il neonato non può essere immunizzato nei primi due mesi di vita».
I sintomi - La pertosse (nomen omen) provoca principalmente fortissimi attacchi di tosse. «Nei neonati il muco può addirittura provocare l'interruzione della respirazione e il soffocamento», sottolinea l'esperto. «Spesso la tosse può provocare anche il vomito e portare quindi alla disidratazione dei piccoli». Il tasso di mortalità per i neonati non vaccinati, dati alla mano, è circa dell'uno per cento.
Il vaccino protegge - È quindi importantissimo proteggersi. «Il vaccino - ricorda Heininger - è efficace al 90%. La vaccinazione ha quindi contribuito enormemente a rendere la malattia rara, sebbene una persona su dieci la contragga comunque». Ma allora perché la curva dei contagi sta risalendo nonostante l'efficacia del vaccino? Secondo l'esperto la risposta va probabilmente ricercata dagli effetti provocati dalla pandemia. «Per un anno, il nostro sistema immunitario non ha avuto "l'allenamento quotidiano" del contatto con altre persone e i loro microrganismi. Ecco perché ora reagisce di nuovo in modo più sensibile agli agenti patogeni».
Richiami anche dopo i 45 anni - Ma sono quindi necessarie nuove misure? «In linea di principio - ipotizza Heininger - il numero dei casi dovrebbe stabilizzarsi a livelli pre-pandemici nei prossimi due anni». Tuttavia l'esperto suggerisce un correttivo alle attuali disposizioni. «Attualmente - ricorda - la pertosse viene vaccinata insieme alla difterite e al tetano. Esiste una vaccinazione di richiamo per tutte e tre le malattie all'età di 25 anni. Tuttavia, a 45 e 65 anni e successivamente ogni dieci anni, solo la difterite e il tetano vengono rivaccinati. Sono convinto che sarebbe opportuno fare un richiamo anche per la pertosse».