I servizi segreti hanno utilizzato un informatore per monitorare i seguaci dell’ISIS.
LOSANNA - «Per anni ho fornito informazioni al SIC sulle persone poi arrestate a Bulle nel 2020». A dirlo, davanti al tribunale di Losanna, è “Salah”, uomo sotto processo per appropriazione indebita. Però, non si tratta di un imputato qualsiasi. La persona, infatti, è un ex informatore dei servizi segreti, infiltrato, per anni, nel mondo dell’Islam radicale.
Riporta la vicenda la Sonntagszeitung. L’uomo, arrivato in Svizzera nel 2005 dopo essere fuggito dalla guerra civile, per anni si barcamena fra lavori occasionali prima di sposare una cittadina rossocrociata, ottenere un permesso di soggiorno ed essere assunto, nel 2017, da una panetteria vicino a Bulle. Poi, la polizia di Friburgo lo mette in contatto con un agente del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC).
Da quel momento, Salah comincia a fornire informazioni. Inizialmente sulla diaspora curda, poi si concentra sulle moschee cosiddette radicali. Fotografa i volti e le targhe delle macchine, portando poi tutto il materiale (attraverso un telefono ritenuto “sicuro”) al suo punto di riferimento dei servizi.
Attraverso la sua attività, nota una coppia già “attenzionata” dalle forze dell’ordine. Salah, con l’obiettivo di avere maggiori informazioni su di lui, lo avvicina nella moschea albanese di Bulle, spacciandosi per ex membro dello Stato islamico. Dopo aver conquistato la sua fiducia, riesce a entrare in contatto anche con altre due persone, sempre legate al mondo dell’islam radicale. Nel mentre, attraverso telecamere nascoste e microfoni direzionali installati preventivamente nel luogo degli incontri, il SIC riesce a raccogliere informazioni.
Il 2 ottobre 2020, la polizia arresta all'alba i tre islamisti di e la moglie di uno dei sospettati. Sono accusati di aver sostenuto un'organizzazione criminale o di avervi partecipato e di aver violato il divieto di Al-Qaeda e dello Stato Islamico. In un comunicato stampa, la Procura federale ringrazia il SIC per la "preziosa collaborazione".
Oggi, Salah, è profondamente amareggiato. Dice d’essere stato abbandonato dai servizi segreti (il rapporto si è interrotto nel 2021) e, a causa della sua attività, è stato costretto a cambiare casa, trovare un nuovo lavoro e indebitarsi. A questo proposito, però, il SIC sottolinea che la persona, per via della sua collaborazione, non è in pericolo di vita o «minacciata nella sua integrità fisica». Molto duro l’avvocato dell’uomo verso i servizi segreti, accusati di «usare i propri informatori salvo poi abbandonarli».