Allenava le giovanili del FC La Chaux-de-Fonds
NEUCHÂTEL - Un avvocato ed ex allenatore di calcio delle giovanili del FC La Chaux-de-Fonds è stato condannato oggi dal Tribunale cantonale neocastellano a 34 mesi di prigione, di cui 12 da scontare, in particolare per atti sessuali con fanciulli. In prima istanza gli era stata inflitta una pena detentiva di 22 mesi, sospesa per tre anni.
«L'imputato ha sviluppato un'attività criminale significativa con numerosi atti e vittime, nonostante i diversi allarmi», ha dichiarato il presidente del tribunale, Emmanuel Piaget. Secondo il giudice, l'imputato ha sempre negato i fatti e non si è reso conto dell'impatto delle sue azioni.
La sentenza comporta il divieto a vita di esercitare un'attività professionale e non professionale con i minori e l'ingiunzione di continuare il trattamento psichiatrico. Oltre agli atti sessuali con fanciulli, l'imputato è stato riconosciuto colpevole di coazione, coazione sessuale e vie di fatto.
Secondo il Ministero pubblico, l'uomo aveva una "forte influenza" sulle vittime, che si trovavano in una situazione di dipendenza. Tre adolescenti, che all'epoca dei primi fatti avevano tra i 13 e i 15 anni, hanno sporto denuncia.
L'accusato, ha sottolineato la procura, sceglieva giovani che erano in situazioni delicate e vulnerabili, senza una figura paterna. Li attirava con regali, viaggi per le partite di calcio e offrendo loro un apprendistato, uno stage o lavori saltuari.
I giovani non erano in grado di resistere alle aggressioni dell'uomo, che temevano e consideravano come un padre. Le vittime dormivano nello stesso letto o nella stessa stanza dell'imputato, dovevano spogliarsi davanti a lui e fare la doccia o stare nudi. L'imputato insaponava alcune delle vittime, le asciugava, spalmava crema sulle loro parti intime.
Il 49enne nel corso dei processi ha sempre respinto tutte le accuse a suo carico - Nel 2017, l'uomo aveva già avuto a che fare con la giustizia neocastellana per atti simili. Il tribunale cantonale lo aveva poi prosciolto dalle accuse a suo carico, in base al principio di "in dubio pro reo". In primo grado, l'ex allenatore era stato condannato a otto mesi di reclusione sospesi.