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ZURIGO

22mila franchi in Bitcoin al sicario per uccidere l'ex-moglie, rischia 15 anni di carcere

Un manager 53enne a processo nel canton Zurigo: «Non sono stato io, mi hanno hackerato». L'accuso: «Piano subdolo e senza scrupoli».
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22mila franchi in Bitcoin al sicario per uccidere l'ex-moglie, rischia 15 anni di carcere
Un manager 53enne a processo nel canton Zurigo: «Non sono stato io, mi hanno hackerato». L'accuso: «Piano subdolo e senza scrupoli».

ZURIGO - Due milioni di franchi di alimenti (fino alla maggiore età) e l'affidamento esclusivo dei due figli che non vedeva più da Natale del 2020.

C'era un divorzio alla base decisione di un manager 53enne zurighese che nel 2022 ha cercato, fallendo, di far uccidere la sua ex-moglie da un sicario assoldato sul darknet. Lo aveva pagato circa 22'000 franchi (in Bitcoin) ma poi non era successo nulla.

Un mese dopo la Polizia cantonale lo ha rintracciato e arrestato mettendolo in stato di carcerazione preventiva, dove si trova da ormai due anni. Questo giovedì l'apparizione davanti al giudice del Tribunale distrettuale di Affoltern nel canton Zurigo.

La storia della coppia, emersa in aula, è di quelle davvero turbolente: dopo l'inizio idilliaco le cose si sono incrinate irrimediabilmente con furiose litigate. Diverse le denunce da parte della donna che nel 2016 ha portato alla condanna dell'uomo (sospesa con la condizionale) per “privazione della libertà altrui” dopo che aveva rinchiuso lei e i figli in un appartamento.

Un ennesimo episodio di violenze nel 2020 aveva portato alla rottura definitiva con l'impossibilità di vedere i figli: «Me ne pento con tutto me stesso», ha dichiarato in aula l'imputato, «in quel momento avevo perso la testa, un errore che mi è costato tutto».

Per quanto riguarda la commissione al (sedicente) sicario web, il 53enne si dichiara innocente: «Non ho mai fatto nulla del genere, ho versato quei Bitcoin a un uomo che ho conosciuto una sera ma pensavo fossero per un'associazione che aiutava i padri divorziati e separati dai figli... diceva di chiamarsi Tom, deve aver hackerato il mio computer oppure voleva farmi un favore...».

Una tesi, questa, sostenuta anche dal suo legale che ha chiesto l'assoluzione e un risarcimento importante di 280mila franchi.

Eppure il Pubblico ministero, che ha chiesto 15 anni di carcere per tentata istigazione all'omicidio, aveva tutte le foto delle richieste: dalla foto della moglie passando per i messagi di chat in cui si chiedeva di «Sparare e fuggire» fra l'utente sitting.dark (lo zurighese) e l'amministratore del sito sul darkweb. Tutti i dati d'accesso per accedere al profilo sitting.dark sono stati trovati memorizzati sul suo computer.

«L'imputato ha agito senza mostrare scrupolo alcuno, e in maniera subdola», ha chiosato l'accusa, «portando avanti il suo piano per settimane».

La sentenza è prevista nei prossimi giorni.

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