Tra due mesi si voterà sulla Legge Covid-19. Per Governo e Cantoni la base normativa va assolutamente approvata.
Guy Parmelin, Alain Berset e Christian Rathgeb hanno argomentato le loro posizioni nel corso di una conferenza stampa: «Non esiste un piano B».
BERNA - Terminata una tornata di votazioni, è già tempo di pensare alla prossima. II 28 novembre la popolazione svizzera si esprimerà (nuovamente) sulla Legge Covid-19. Una base legale che va «assolutamente approvata», secondo il presidente della Confederazione Guy Parmelin, il capo del Dipartimento federale dell’interno Alain Berset e il presidente della Conferenza dei governi cantonali (CdC) Christian Rathgeb. I tre hanno argomentato i motivi del sì nel corso di una conferenza stampa.
Lo strumento principale - «Da oltre un anno è lo strumento principale dei nostri sforzi nella lotta alle conseguenze sociali ed economiche della pandemia», ha debuttato Guy Parmelin. Più di 100mila imprese, attive in tutti i settori economici, hanno infatti beneficiato di aiuti grazie a questa legge. «Abbiamo tutti l'interesse che questa legge ora venga sostenuta anche dal popolo e dai cantoni». «Una parte della popolazione è arrabbiata. È comprensibile. Ma votare no sarebbe sbagliato», ha ammonito il presidente della Confederazione.
Parola d'ordine: stabilità - «La pandemia non è qualcosa di prevedibile e quindi le misure vanno adattate in maniera costante. Questa legge ci fornisce le strumenti per farlo, ad esempio dandoci le basi normative per applicare il certificato Covid in determinati campi, così che le attività economiche, ma anche quelle sociali e i viaggi all'estero, possano proseguire senza chiusure», ha dal canto suo spiegato il "ministro" della salute Alain Berset. L'obiettivo insomma è quello di garantire la stabilità per i mesi che arriveranno, che dipenderà tuttavia anche dal contesto internazionale.
Confronto costruttivo - Un no al voto del 28 novembre causerebbe infatti «grandi difficoltà» alla Svizzera, in quanto non sarebbe più possibile rilasciare un certificato Covid. «Non si butta via il kit di primo soccorso durante un'escursione solo perché si è arrivati in vetta», ha detto Berset per fare un'analogia con il Covid Pass. Il consigliere federale ha infine auspicato un confronto costruttivo della Legge: «Insulti, intimidazioni e violenze mettono in pericolo la nostra democrazia».
L'alternativa è peggiore - Christian Rathgeb, presidente della Conferenza dei governi cantonali (CdC) ha sottolineato che senza la base legale sarebbe difficile per i Cantoni fornire risorse finanziarie alle aziende colpite dalla pandemia. La legge è inoltre necessaria per prevenire un sovraccarico del sistema sanitario. «Non sono un fan delle restrizioni. Ma l'alternativa è anche peggio. Grazie al certificato si può procedere in maniera mirata ed evitare chiusure. Il certificato funziona e il numero di casi è stagnante», ha affermato Rathgeb.
«Non abbiamo paura, ma rispetto» - Berset ha infine precisato di non essere particolarmente preoccupato: «Non abbiamo paura, ma molto rispetto per i prossimi due mesi, in cui dovremo convincere parte della popolazione della bontà di questa legge e delle conseguenze negative che avrebbe un no». La base legale per il certificato Covid, ad esempio verrebbe mantenuta anche in caso di no. Tuttavia, solo fino al 19 marzo 2022. Ad oggi comunque non esiste un piano B, è stato precisato.
La Legge Covid
La pandemia ha costretto il Consiglio federale a intervenire in modo rapido e capillare per proteggere le persone e le imprese. Per questa ragione, all’inizio il Governo ha dovuto in parte ricorrere al diritto di necessità. Dal settembre 2020, quando il Parlamento l'ha adottata, la legge Covid-19 dispone i provvedimenti aggiuntivi che il Consiglio federale deve attuare per far fronte alla pandemia e limitare i danni economici. In risposta all’evoluzione della crisi, la legge è stata modificata più volte. A seguito di un referendum, il 13 giugno 2021 il Popolo ha approvato la legge con il 60% dei voti. Il 28 novembre una parte della legge sarà sottoposta di nuovo al voto del Popolo, essendo stato chiesto un altro referendum. Si tratta nello specifico degli adeguamenti decisi dal Parlamento nel marzo 2021.