Dopo gli Stati, anche il Nazionale ha accolto una mozione di Marina Carobbio Guscetti
BERNA - Le vittime di violenza sessuale, domestica e di genere dovrebbero poter contare sul sostegno di centri cantonali o regionali di crisi in cui ricevere assistenza medica e psicologica immediata. Lo prevede una mozione della "senatrice" Marina Carobbio Guscetti (PS/TI), che, dopo essere stata adottata dagli Stati lo scorso settembre, oggi ha passato anche lo scoglio del Nazionale.
Una minoranza era contraria alla mozione Carobbio poiché a suo avviso la salute pubblica è di competenza cantonale. Un intervento della Confederazione in questo ambito non sarebbe quindi opportuno.
La maggioranza ha invece fatto notare come i centri di aiuto istituiti in alcuni cantoni hanno dimostrato la loro efficacia. «La Commissione ritiene che sia compito della Confederazione sostenere i Cantoni nell'ampliamento di tale dispositivo e garantirne il coordinamento», ha spiegato la sua relatrice Tamara Funiciello (PS/BE).
Centri in ogni cantone
L'atto parlamentare, che ha trovato il sostegno della consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, chiede di istituire standard e basi vincolanti affinché in ogni cantone siano disponibili centri di crisi per le vittime. I modelli cui ispirarsi potrebbero essere quelli di Vaud e Berna (modello bernese) o San Gallo (numero d'emergenza per richiedere l'intervento di uno specialista forense).
Oltre a offrire una prima assistenza e un sostegno, questi centri dovranno garantire la documentazione e il rilevamento delle tracce da parte di un medico legale senza obbligo di sporgere denuncia. L'obiettivo è migliorare l'aiuto alle vittime e le prospettive di successo del perseguimento penale, scrive l'autrice della mozione.
I centri di crisi dovranno poter trasmettere le coordinate della vittima, con il suo consenso, direttamente al competente consultorio, affinché quest'ultimo possa in seguito contattarla proattivamente.
«È al momento negata una prima assistenza»
A detta della "senatrice" ticinese, questi centri sono necessari: attualmente, infatti, in molte regioni del Paese le vittime di violenza sessualizzata, domestica e di genere non trovano l'assistenza medica e psicologica specifica di cui hanno bisogno. Sovente non hanno nemmeno la possibilità di far documentare e assicurare le tracce della violenza da un medico legale, per poter poi decidere in tutta calma se sporgere denuncia. È quindi negata loro una prima assistenza adeguata e le probabilità di successo del perseguimento penale diminuiscono.
Dopo un atto di violenza la vittima è spesso in stato di choc, per cui non è in grado di decidere se sporgere denuncia né di rilasciare dichiarazioni utilizzabili. Ciononostante, le tracce del reato devono essere assicurate, documentate e conservate in un luogo sicuro dal medico legale entro 72 ore, in modo da mantenere intatte le possibilità di un perseguimento penale, stando alla mozione.
Mentre il fatto di conferire tali compiti al medico legale aumenta le probabilità che le tracce siano utilizzabili e quindi le possibilità di successo di un eventuale perseguimento penale, in Svizzera spesso il prelievo è effettuato da personale medico poco o non specializzato.
Carobbio è persuasa che, se dopo la violenza la vittima ha il tempo di farsi accompagnare e consigliare da personale specializzato nell'aiuto alle vittime, è più probabile che sporga denuncia penale. Si può parimenti presupporre che il ritiro delle querele penali, le dichiarazioni di disinteresse o il rifiuto di testimoniare siano meno frequenti.