Berna non intende (per ora) agire per non innescare un'escalation. «Valuteremo altre soluzioni, anche se i dazi sono ingiustificabili».
BERNA - In seguito all'annuncio dei forti dazi statunitensi sulle esportazioni elvetiche, il Consiglio federale ha deciso oggi di non prendere contromisure. Un aumento delle tensioni commerciali non è infatti nell'interesse della Svizzera.
«Nessuna escalation» - Il Consiglio federale «deplora il comportamento degli Stati Uniti che si allontanano ulteriormente dal libero scambio e da un ordine commerciale fondato su delle regole», sottolinea la Presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter durante una conferenza stampa da Berna. Il Consiglio federale non vuole però «avviare nessuna escalation» e per questo «non prenderà contromisure dirette» ma valuterà «altre soluzioni». La responsabile del Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha anche dichiarato di avere avuto un colloquio con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Assieme hanno deciso di consultarsi reciprocamente sul da farsi. Al momento, ha spiegato la presidente della Confederazione, «non vi sono segnali» che l'UE possa adottare contromisure in grado di coinvolgere la Svizzera. «Resteremo comunque in stretto contatto con l'UE che resta - ha ricordato Keller-Sutter - il nostro principale partner commerciale». La presidente della Confederazione ha concluso ricordando come il «libero scambio e un ordine internazionale basato su norme chiare» siano «alla base della prosperità del nostro pianeta».
«Calcoli incomprensibili, dazi ingiustificabili» - Per il ministro dell'economia Guy Parmelin questi dazi sono semplicemente «non giustificabili», basandosi essenzialmente sui deficit commerciali che gli Stati Uniti hanno con i diversi partner economici. «Sono decisioni che noi facciamo veramente fatica a capire», ha sottolineato in conferenza stampa il capo del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR), che sarà incaricato ad avviare i preparativi per una possibile soluzione con gli Stati Uniti. Un concetto, questo, ribadito dal Governo anche tramite un comunicato stampa. «Il Consiglio federale - si può leggere nella nota - non comprende i calcoli del governo statunitense. Durante i prossimi contatti con le autorità statunitensi il Consiglio federale chiarirà eventuali malintesi e cercherà di raggiungere una soluzione».
Nessuna recessione - «Non ci aspettiamo che la nostra economia vada in recessione ma ovviamente crescerà meno di quello che i nostri esperti aveva previsto», ha continuato Parmelin. «Teniamo però conto del fatto che l’amministrazione Trump è pronta a negoziare accordi con le altre nazioni in merito ai dazi». E non è (forse) un caso che la presidente Karin Keller-Sutter si recherà presto negli Stati Uniti.
Nessuna pratica sleale -Nel corso del suo intervento, Parmelin ha rammentato anche che gli Stati Uniti sono il secondo partner commerciale della Svizzera dopo l'Ue. Negli ultimi anni il commercio bilaterale di beni e servizi ha fatto registrare un andamento dinamico.La bilancia commerciale fra i due Paesi è relativamente equilibrata: gli Stati Uniti registrano un'eccedenza nell'esportazione di servizi e la Svizzera un'eccedenza nell'esportazione di beni. Tale eccedenza del nostro Paese, ha precisato Parmelin, non è riconducibile a pratiche commerciali sleali. La Svizzera ha abolito tutti i dazi industriali dal 1° gennaio 2024, mentre il 99% di tutti i beni provenienti dagli Stati Uniti può essere importato in Svizzera in esenzione doganale, ha aggiunto il "ministro" dell'economia.
I settori più colpiti - Sulle esportazioni svizzere peseranno quindi dazi supplementari in misura del 10% a partire dal 5 aprile e di un ulteriore 21% a partire dal 9 aprile. Ma cosa colpranno esattamente? I dazi - precisa il Consiglio federale - colpiscono importanti prodotti di esportazione come l'industria della macchine, chimica, alimentare (cioccolato e formaggio per esempio) e orologiera, ma non i medicinali, l'oro (quest'ultimi la metà dell'export elvetico verso gli Usa) e i semiconduttori.