Una mozione farà saltare il termine di trenta giorni entro cui ridiscutere un contratto? Scatta la raccolta firme. Ma i proprietari di immobili si difendono: «Noi, contro gli abusi»
LUGANO – «Scendiamo in piazza per potere garantire alla gente, anche in futuro, la possibilità di contestare l’affitto entro i trenta giorni dalla firma del contratto». Valentina Vigezzi, segretaria della sezione italofona dell’Associazione svizzera inquilini, è agguerrita più che mai. Ce l’ha con la mozione del consigliere nazionale Hans Egloff, presidente dell’Associazione svizzera proprietari fondiari (HEV). Un testo che vorrebbe abolire tale eventualità. Da qui, la volontà di raccogliere un maggior numero di firme possibili da depositare a Berna entro la metà di marzo. «Solo così – dice Vigezzi – potremo contrastare questo gesto di prepotenza».
Ticinesi (troppo) poco polemici – Nella Svizzera italiana, a onor del vero, la facoltà di contestare il costo di un affitto entro i trenta giorni dalla firma del contratto è poco nota. E dunque anche poco messa in atto. «Questo – sostiene Vigezzi – perché in Ticino non si usa il formulario ufficiale di inizio locazione. Il Parlamento ticinese non lo ha voluto. Si accetta dunque passivamente qualsiasi decisione del proprietario. A volte si decide di chiudere un occhio per non iniziare male l’esperienza nel nuovo appartamento».
Alzare la voce – Ma in pratica quando subentrano le difficoltà? Ad esempio quando si entra in un appartamento che, a prima vista, sembrava valere una determinata cifra mensile, ma nel quale, in un secondo tempo, emergono difetti non notati in precedenza. «L’inquilino, allo stato attuale delle cose, ha un mese di tempo per chiedere un adeguamento dell’affitto. Vogliamo che questo diritto venga mantenuto. Nel canton Zurigo, nell’ultimo triennio, da quando cioè è stato introdotto il formulario ufficiale che in Ticino abbiamo bocciato, c’è stato un aumento del 30% dei reclami. Anche i ticinesi devono iniziare ad alzare la voce. Se nessuno contesta gli affitti, i prezzi continueranno a essere alti».
Un caso esemplare – Tiziano Winiger, responsabile della sezione ticinese dell’HEV, respinge ogni accusa al mittente. E cita una recente decisione del Tribunale federale, secondo cui due banchieri, con la complicità dell’attuale sistema, avrebbero colto la palla al balzo, impugnando la pigione iniziale e spillando al proprietario un cospicuo ribasso sulla pigione. «Vi sembra giusto che, dopo avere comperato una pagnotta dal panettiere e dopo averla pagata, si ricontratti il prezzo? Dove rimangono la sicurezza di diritto e la buona fede delle parti che hanno concluso un contratto?»
Pareri agli antipodi – Winiger presenta la situazione in modo diametralmente opposto rispetto a Vigezzi. «Noi siamo contro gli abusi. Chi pretende di ottenere dalla sua controparte una pigione più bassa deve dimostrare di essere stato costretto a concludere il contratto per uno stato di necessità. Magari perché non ha trovato un’altra soluzione di alloggio ragionevole. Chiediamo solo questo».
La parte dei cattivi – Secondo Winiger ci sarebbe un problema di fondo da analizzare. «Alcuni propagano l’idea che i proprietari percepiscano redditi esagerati. Questo è semplicemente sbagliato. Dal 1990, anno dell’introduzione del nuovo diritto di locazione, a oggi il reddito netto massimo è crollato dal 6% al 2%, mentre i costi e gli oneri sono aumentati. Diventa sempre più difficile gestire e mantenere un immobile a queste condizioni».