I seminaristi ticinesi ospitano undici squadre di aspiranti sacerdoti lombardi. Il coordinatore don Kamil Cielinski: «È l’occasione per riflettere sulla nostra missione»
LUGANO – Dodici squadre in campo. Una ticinese, le altre lombarde. Segni particolari: i partecipanti al torneo, svoltosi nella giornata di oggi allo stadio Cornaredo di Lugano, sono tutti aspiranti preti. Seminaristi, per la precisione. L’evento sportivo, come documenta il video realizzato da Tio/20 minuti, non è stato privo di agonismo. «E ha rappresentato lo spunto per riflettere sulla missione del sacerdote oggi – fa notare don Kamil Cielinski, coordinatore del torneo e vicario della basilica del Sacro Cuore – i preti devono uscire dalla canonica e stare in mezzo alla gente».
Come vive un aspirante sacerdote le “resistenze” delle nuove generazioni?
«Oggi i ragazzi smanettano col computer, col tablet, col telefonino. Hanno un linguaggio sintetico. Immediato. Ecco perché dobbiamo imparare soprattutto a parlare semplice. Per entrare in contatto con i ragazzi. Per farci capire».
Alcuni ragazzi si fanno influenzare dagli scandali che hanno coinvolto la Chiesa. Cosa ne pensa?
«Sono successe cose brutte e non vanno negate. Anzi, è giusto condannarle. Però la maggior parte dei sacerdoti lavora bene. Non è corretto generalizzare».
Oggi, con internet e con una marea di tentazioni attorno, è più difficile fare il prete rispetto al passato?
«Il mondo cambia. Dobbiamo essere bravi ad adattarci a questi mutamenti. Nessuno è obbligato a fare il prete. E ci sono sei anni di seminario proprio affinché uno maturi, o meno, questa scelta con coerenza».
È sempre emergenza vocazioni. Qual è il suo parere?
«Attualmente la diocesi di Lugano conta oltre duecento sacerdoti. Una decina è in formazione, al seminario. Preghiamo sempre per le nuove vocazioni. Ma non siamo neanche messi così male».
Chiudiamo con una domanda sul torneo. Come si è arrivati a organizzare questo evento?
«Esiste da sedici anni con il nome di Torneo dei seminari della Lombardia. Lo scorso anno, grazie alla vicinanza linguistica, ci siamo iscritti anche noi, pur appartenendo a un’altra nazione. E visto il nostro brillante terzo posto è maturata l’idea di organizzarlo, per una volta, a casa nostra».