Medico del traffico sempre più nella bufera. Le storie di due locarnesi che, in seguito al ritiro della patente, e a innumerevoli beghe burocratiche, hanno perso il lavoro e sono finiti in grossi guai
CAMORINO - Un'infrazione stradale? Ti può portare sul lastrico. E non solo a causa della discussa dottoressa del traffico, sempre più nell'occhio del ciclone. C'è anche dell'altro. Perché un ritiro della patente, allo stato attuale, può avere conseguenze disastrose. A testimoniarlo sono le vicende di due uomini del Locarnese: M.P., 55 anni, beccato in scooter con l'1,6 per mille di alcol nel sangue, e G.S., 62 anni, pizzicato a 77 chilometri orari sul limite di 50. Entrambi per lavoro necessitavano della patente di guida. Ed entrambi, dopo il loro errore, hanno perso l'impiego e si sono ritrovati in grosse difficoltà economiche.
Recidivo ad alta velocità – Maggio 2016. Sono le 5 di mattina quando G.S. incappa in un controllo radar a Caviano, nel Gambarogno. Per lui, recidivo, scatta il ritiro della licenza di guida. «Facevo l’autista indipendente e sono rimasto disoccupato. Viviamo quasi sulla soglia della povertà e per fortuna mia moglie ha un lavoro». L’uomo non contesta la sanzione iniziale (per la quale sta pagando, a rate, anche una multa salata di 5'400 franchi), ma si è mangiato il fegato a causa di ciò che è successo in seguito.
Spunta un referto vecchio di tre anni – Trascorsi due anni viene infatti convocato a Chiasso presso il Centro del medico del traffico. «Pago l’anticipo di 1'400 franchi. Faccio il test del capello. La dottoressa mi fa camminare a occhi chiusi e mi prova la pressione. Io non bevo alcol e non fumo, per cui supero l’esame. Ma poi un referto, vecchio di tre anni, fa precipitare la situazione».
Apnee notturne – Dalla cartella clinica, che il paziente è obbligato a liberare, il medico del traffico nota che G.S. soffre di apnee notturne. «Sono stato convocato al Neurocentro per fare gli esami. Per l’appuntamento ho atteso circa un mese e mezzo, salvo poi scoprire che a Lugano nessuno aveva sollecitato la mia pratica. E anzi erano stupiti che non potessi guidare per questo motivo».
In attesa di una svolta – Parole che fanno ancora di più infuriare G.S. «Era un referto vecchio di tre anni, ma è bastato per rovinarmi la vita. E la Sezione della circolazione di Camorino non aiuta. Mi hanno anche negato la possibilità di usare una bici elettrica». Una svolta potrebbe arrivare dall’esito della valutazione, datata 8 gennaio 2019, del Neurocentro, secondo cui il paziente G. S. «non presenta alcun disturbo della vigilanza clinicamente significativo con anamnesi negativa per colpi di sonno e incidenti per sonnolenza eccessiva».
Maledetta festa nazionale – E mentre G.S. arranca, il 55enne M.P. è praticamente in ginocchio. Impiegato come conducente in un'azienda, la sua vita cambia per sempre la sera del primo di agosto del 2017. Dopo una serata di festeggiamenti per la festa nazionale, a Mappo-Minusio, M.P. si vede tagliare la strada da un animale selvatico. Col suo scooter carambola a terra. «Mi sono fatto male a una mano. Ma tutto sommato stavo bene. Mentre mi stavo rialzando, casualmente è arrivata un'auto della polizia cantonale».
Rischio di recidiva – Vista la grande quantità di alcol nel sangue, per M.P arriva il ritiro della patente. Tre mesi. A cui se ne aggiungono altri sei su volontà della dottoressa del traffico. «Secondo lei avrei potuto ripetere questo comportamento. C'era il rischio di recidiva, insomma».
Colpa grave e caos assicurativo – Nel frattempo assicurazioni e datore di lavoro inguaiano ulteriormente il 55enne e non coprono totalmente il suo infortunio. Il motivo? La sua sarebbe una colpa grave. «Per mesi ho vissuto in infortunio, con metà dello stipendio. Non so neanche se è legale. Certo, ho sbagliato. Ma chi non fa errori nella vita?».
Senza un soldo – La beffa diventa atroce quando, a un certo punto, M.P. viene licenziato dal suo incarico. «Nel frattempo avevo accumulato debiti per tirare a campare. Oggi mi ritrovo senza un soldo. Non ho nemmeno il denaro per riprendere le pratiche per riavere la patente di guida. E non ho neanche diritto all'assistenza, essendo proprietario di una casa. Dovrò vendere la mia abitazione forse».
Come in prigione – M.P. si sente soffocare. Anche a livello nervoso ha vissuto momenti durissimi. E il suo calvario continua. «Ogni tre mesi devo fare l'analisi del capello. Non posso più toccare un goccio di vino, neanche mangiando. E questo pur non guidando. È come essere in prigione. È giusto che un ticinese, che si è sempre comportato bene, paghi fino a questo punto per un errore? Ho sbagliato e non l'ho mai negato. Ma non ho ucciso nessuno. Spero che le istituzioni si ricordino di me».