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LUGANO / CONFINETrovato un parassita nel pesce persico del Ceresio

16.10.19 - 15:32
L'Eustrongylides sp. è stato rilevato in alcuni esemplari pescati nella parte italiana. Il Laboratorio cantonale: «Mai consumare il pesce crudo, bisogna cuocerlo o abbatterlo»
TiPress / Regione Umbria - foto d'archivio
A sinistra un pesce persico pescato nel Ceresio. A destra un'immagine indicativa del Eustrongylides sp (fonte: Progetto Regione Umbria 2016, Dati preliminari sulla presenza nel lago Trasimeno)
A sinistra un pesce persico pescato nel Ceresio. A destra un'immagine indicativa del Eustrongylides sp (fonte: Progetto Regione Umbria 2016, Dati preliminari sulla presenza nel lago Trasimeno)
Trovato un parassita nel pesce persico del Ceresio
L'Eustrongylides sp. è stato rilevato in alcuni esemplari pescati nella parte italiana. Il Laboratorio cantonale: «Mai consumare il pesce crudo, bisogna cuocerlo o abbatterlo»

LUGANO - Un vermetto rosso è stato trovato nel filetto di pesce persico. Pesce che era stato pescato nel lago a Porlezza. La nota è dell’Ufficio territoriale regionale (Utr) Insubria, ma il ritrovamento avvenuto nel Ceresio “italiano” viene confermato anche dall’Ufficio della caccia e della pesca ticinese: «Effettivamente qualche campione con dentro questo verme è stato consegnato anche a noi - ci spiega il collaboratore scientifico Danilo Foresti -. È un vermetto rosso, un nematode, l’Eustrongylides». Nel persico del Ceresio il parassita è arrivato tramite gli uccelli, «svassi e cormorani» sottolinea l'Utr.

Solo pochi casi - La presenza del parassita nel pesce, però, non deve destare allarmismi. «È un fenomeno abbastanza ciclico ma sporadico», precisa ancora Foresti. «A distanza di qualche anno si ripresenta generalmente qua e là. Va comunque detto che la stragrande maggioranza dei persici non ha questo parassita».

I rischi del pesce crudo - In Ticino non ci sono al momento segnalazioni di casi umani di eustrongilidosis, come neppure della presenza del parassita in filetti venduti da pescatori, in pescheria o al ristorante. Lo conferma Marco Jermini, direttore del Laboratorio cantonale, che “una volta di più” ricorda come il consumo di pesce crudo (come la tartare o il carpaccio di persico) sia comunque sempre sconsigliato, anche se proveniente dai nostri laghi. «La preparazione e il servizio di pesce crudo (come il sushi) è permesso dalla legge solo se il pesce è stato precedentemente congelato». Il rischio è sempre presente, anche se il pesce viene consumato nell’ambiente domestico.

I sintomi - Quali sono i rischi per la salute? Gastrite o infiammazione dello stomaco. Che possono portare a perforazione intestinale, il che richiederebbe la rimozione chirurgica dei vermi. Il rischio sussiste solo se il pesce viene consumato crudo. Con la cottura il parassita viene infatti neutralizzato.

Eustrongylides sp.

    • Il ciclo vitale di Eustrongylides sp. coinvolge ospiti intermedi (pesci planctivori e bentonici) che potrebbero trasmettere l'infezione ad altri pesci (ospiti paratenici) e infine agli uccelli mangia pesci. Tale esposizione è di solito comune nelle specie ittiche più grandi, come il pesce gatto di canale o la lucioperca, che, come predatore, si infetta con i nematodi Eustrongylides sp. di pesci più piccoli. Da adulto, Eustrongylides sp., riconosciuto come parassita zoonotico, è un nematode parassitario presente nel tratto gastrointestinale degli uccelli che si nutrono di pesce. Adulti Eustrongylides sp., nematodi parassiti della famiglia Dioctophymatoidae Railliet, abitano la mucosa del tratto gastrointestinale degli uccelli che mangiano pesci. Come larve, abitano il tessuto connettivo o la cavità corporea di vari pesci d'acqua dolce, anfibi e rettili.
    • La presenza del parassita è stata segnalata ultimamente nei paesi balcanici, in Romania, in Italia (lago Trasimeno).
    • Le infezioni umane con questi nematodi si verificano dopo l'ingestione di carne di pesce cruda o mal cotta, poiché i pesci agiscono come ospiti intermedi nello sviluppo del loro ciclo di vita. La patogenicità per l'uomo può essere diversa e, il più delle volte, più evidente di quella osservata negli uccelli, gli ospiti naturali definitivi di questa specie. La prima infezione umana naturale (accidentale) con Eustrongylides sp fu segnalata nel 1982. 
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