Misure economiche e sanitarie, la popolazione dà i voti in un sondaggio, da Chiasso a Basilea
Promosse le decisioni di Bellinzona e Berna a tutela delle famiglie. Bocciati i giovani
LUGANO/ZURIGO - Datori di lavoro, bene ma non benissimo. Bocciati i giovani. Promossi a pieni voti invece i "decision maker" di Bellinzona e Berna. In un sondaggio condotto dal portale di confronti online Comparis i ticinesi hanno dato i voti ai vari attori dell'emergenza Covid-19. E la pagella, rispetto alle scorse settimane, è migliorata.
Voti da 1 a 6 - Il sondaggio - a cui ha collaborato l'istituto Marketagent Svizzera - prevedeva un range di voti da 1 a 6, come a scuola. Gli intervistati - un migliaio di persone in tutta la Svizzera, contattati tra il 3 e il 7 aprile - hanno dovuto dare un giudizio sul governo, il sistema sanitario, la propria famiglia, il proprio datore di lavoro, gli attori del settore finanziario, l'esercito e la popolazione svizzera in generale.
Aziende promosse - Gli sforzi delle aziende per fronteggiare la crisi sono più apprezzati. Rispetto agli altri Cantoni, il Ticino è stato più generoso nei voti ai datori di lavoro. Se tre settimane fa solo il 35% dei ticinesi assegnava al proprio datore di lavoro il voto 5 e 6, oggi la percentuale è salita al 52%, la più alta rispetto alle altre regioni linguistiche della Svizzera.
La pazienza durerà? - «Con l’aumento del lavoro ridotto sono stati in molti a capire in che misura il proprio datore di lavoro sia stato colpito dalla crisi, il quale si è quindi assunto la responsabilità per i propri collaboratori», afferma l’esperto di finanze presso Comparis Leo Hug. Resta da vedere se i dipendenti dimostreranno lo stesso grado di comprensione e pazienza, laddove il ritorno alla normalità dovesse avvenire in condizioni di rigore.
Famiglie sicure - È migliorata in modo particolare in Ticino anche la valutazione della tutela delle famiglie. Il 93% degli intervistati giudica le misure da «buone» a «ottime» (rispetto all’85,3% del sondaggio di marzo). A livello svizzero invece, la percentuale degli intervistati che ha assegnato alla propria famiglia un punteggio da 5 e 6 è aumentata solo leggermente, passando dall’80,8 all’82,7%.
Lo sforzo sanitario - Il sistema sanitario, invece, ha guadagnato punti nella Svizzera romanda, dove la percentuale di persone che ha assegnato i voti migliori (5 e 6) è aumentata dal 71,3% di marzo all’81,9% della settimana in corso. «In un arco di tempo molto breve gli ospedali, l’esercito e la protezione civile hanno ampliato massicciamente le capacità di assistenza medica per i pazienti affetti da coronavirus, anche se siamo ancora lontani dal raggiungere il pieno regime o addirittura una saturazione. E questo rafforza la fiducia dei cittadini», spiega Felix Schneuwly, esperto in sanità presso Comparis.
Popolazione bocciata - Anche nel terzo sondaggio, la popolazione svizzera deve accontentarsi dell’insufficienza: con un punteggio di 3,9 si tratta del voto peggiore di tutti gli attori presi in considerazione. Rispetto al giudizio delle generazioni più giovani, la soddisfazione degli intervistati a partire dai 50 anni di età resta stabile. Infatti, quanto più giovani gli intervistati, tanto peggiore la valutazione dei loro concittadini. E questo in tutti e tre i sondaggi. A confronto, il voto delle persone a partire dai 50 anni di età si mantiene sul livello della sufficienza, ma il punteggio aumenta con l’avanzare dell’età degli intervistati.
Autocritica giovanile - «Evidentemente i giovani sono più critici nei confronti del comportamento della popolazione, e forse anche più disposti all’autocritica. È anche possibile che le notizie dei media sul comportamento scorretto di alcuni concittadini, soprattutto dei più giovani (come ad esempio lo svolgimento dei cosiddetti ‘corona party’) abbiano portato le generazioni più giovani a interrogarsi sul proprio comportamento», osserva Liane Nagengast, ricercatrice di mercato presso Marketagent. «È tuttavia fondamentale che le generazioni più anziane si mostrino riconoscenti nelle settimane e nei mesi a venire, poiché in caso contrario si rischierebbe uno sgretolamento progressivo della solidarietà soprattutto nell’ambito della previdenza sociale», avverte l’esperto di Comparis Leo Hug.