Due sacerdoti anziani deceduti per il Covid-19, altri in quarantena. Il virus non risparmia il clero ticinese
Il racconto del cappellano de La Carità: «Vicini ai malati, anche noi corriamo rischi»
LOCARNO - Il virus non risparmia i sacerdoti. Preti in prima linea negli ospedali, e altri invece più anziani, a riposo: ma comunque partecipi dei mali della comunità.
Nella Svizzera italiana si registrano i primi contagi tra il clero. In primis tra i sacerdoti schierati "al fronte" a La Carità di Locarno, dove è stato istituito un servizio di conforto religioso per i pazienti di Covid-19. Uno dei tre cappellani è risultato positivo al test, come conferma a tio.ch/20minuti il diretto interessato.
«Era un rischio che sapevo di correre» racconta il sacerdote. «La vicinanza ai malati comporta la possibilità di un contagio. Ma grazie a Dio ora sto bene». I primi sintomi risalgono a fine marzo: oggi il prete - che ha 40 anni e una buona salute - sta uscendo dalla quarantena. «Sono pronto a rientrare in servizio, anche se i pazienti nel frattempo sono calati, per fortuna».
Il prezzo pagato è alto, però. In Italia gli ecclesiastici vittime del Covid-19 hanno superato il centinaio, e sono stati ricordati «con gratitudine» dal premier Giuseppe Conte durante le festività pasquali. In Ticino le misure anti-contagio adottate dal governo e dalla Curia hanno arginato il dramma. Ma non hanno potuto evitarlo del tutto.
Sono due, finora, i membri del clero ticinese deceduti dopo avere contratto il coronavirus. Si tratta - ha riferito la Curia a tio.ch/20minuti - di «presbiteri anziani e non più attivi nel ministero». Uno dei due, un 85enne del Sopraceneri, era da tempo in cura per altri problemi di salute, riferiscono i bene informati.
Altri preti - fra cui il cappellano de La Carità - sono stati contagiati. Ma «sulla base dei casi noti, si contano sulle dita di una mano» spiega il portavoce del Vescovo Luca Montagner. La Curia - ricorda - è intervenuta sugli aspetti liturgici, annullando le celebrazioni - con poche eccezioni, tra cui i funerali - e «adattando ogni evento alle norme vigenti».
Negli ospedali riservati al Covid-19 è stato istituito un gruppo di preti cappellani, su iniziativa del Vescovo. La richiesta di visite da parte dei pazienti «era molto alta fino a pochi giorni fa» spiega il cappellano contagiato. «Abbiamo preso le stesse precauzioni dei medici, portando conforto a chi lo desiderava» racconta il 40enne. «È stata un'esperienza molto forte ed arricchente».