Come cambia il lavoro: uno su due ha un orario flessibile. Gli uomini meglio delle donne
BERNA - Ormai lavoriamo da casa da oltre un mese. Realizziamo il sito e il giornale direttamente dalle nostre stanze. Per noi si tratta della prima volta. E come noi tante altre aziende si sono dovute confrontare con l'home working. Se per noi è una novità, non lo è per molte altre realtà aziendali. L'home office non è dunque una novità conosciuta solo con la diffusione del coronavirus. Lo scorso anno ad esempio, circa un terzo dei dipendenti svizzeri ha lavorato da casa. Stando ai dati fornito oggi dall'Ufficio federale di statistica (UST) nel 2019 il 33,7% dei dipendenti ha dichiarato di lavorava da casa; il 4,9% ha detto di farlo sempre, il 14% lo fa regolarmente e il 14,8% occasionalmente.
Inoltre l'anno scorso quasi un collaboratore su due (46,2%) beneficiava di un orario flessibile: il 18,9% lavorava principalmente o regolarmente a domicilio e il 5,1% su chiamata. La percentuale di coloro che hanno deciso autonomamente l'orario di inizio e fine della giornata lavorativa è aumentata di 5,3 punti percentuali rispetto al 2010 (40,9%). Un po' più a misura del dipendente è diventato anche il lavoro nel fine settimana: nel 2019 quasi una persona attiva su cinque (18,9%) lavorava regolarmente il sabato e quasi una su dieci (9,8%) la domenica. Dal 2010 si registra un calo rispettivamente di 3,6 e di 1,5 punti percentuali, precisa l'UST, che promette di presentare a settembre i dati relativi al primo semestre di quest'anno caratterizzato dal lockdown.
Gli uomini meglio delle donne - Per quanto riguarda l'orario di lavoro flessibile, si nota un evidente squilibrio tra i sessi: gli uomini sono stati l'anno scorso più spesso liberi di organizzare il loro orario di lavoro rispetto alle donne. A godere di questo privilegio erano il 51,5% dei collaboratori e solo il 40,5% delle collaboratrici.
Attività finanziarie flessibili, ristorazione no -
La grande opportunità di avere un orario di lavoro flessibile l'avevano le persone impiegate nei rami attività finanziarie e assicurative (77,0%) e informazione e comunicazione (76,4%). L'orario flessibile era invece poco diffuso nei rami servizi di alloggio e ristorazione (18,4%), sanità e assistenza sociale (23,8%) ed edilizia (24,4%). A lavorare la sera (tra le 19.00 e mezzanotte) nel 2019 sono state maggiormente le donne (17,8%) rispetto agli uomini (15,4%). Complessivamente - secondo i dati dell'UST - a svolgere abitualmente un'attività serale l'anno scorso è stato il 16,5% delle persone occupate, in calo di 0,7 punti percentuali rispetto al 2010 (17,2%). Per quanto riguarda invece il lavoro notturno (tra mezzanotte e le 6.00 del mattino) - svolto dal 4,6% delle persone occupate - il tasso degli uomini (5,2%) superava quello delle donne (3,9%). Tale orario era prevalentemente diffuso nei rami trasporto e magazzinaggio e servizi di alloggio e ristorazione.
Lavoro su chiamata - Nel 2019 ha lavorato su chiamata il 5,1% delle persone dipendenti, contro il 5,6% del 2010. Questa forma di attività riguardava maggiormente le donne rispetto agli uomini (6,3% contro 4,0%). Il lavoro su chiamata era più frequente tra i giovani (15-24 anni: 9,5% delle persone dipendenti) e tra gli over 65 (21,6%), precisa l'UST.