Il 2019 era stato l'anno del rilancio per il vino di punta ticinese, che aveva registrato un aumento del 3%.
Ma ora le vendite entro la fine del 2020 potrebbero accusare una diminuzione di un milione e mezzo di bottiglie
MORBIO INFERIORE - Andrea Conconi (60 anni) è a capo di Ticinowine dal 2015, la commissione per la promozione vitivinicola dell'organizzazione mantello “Interprofessione della Vite e del Vino Ticinese”: «Saremo confrontati con una perdita complessiva di circa 20 milioni di franchi per la crisi del coronavirus».
Direttore, quali sono le prospettive?
«La riapertura dei ristoranti può costituire un incentivo, anche se noi confidiamo sempre nel consumo del nostro Merlot da parte del ticinese. Una bottiglia a testa, sull'arco di un mese, può essere di grande aiuto per tutti i viticoltori».
Cosa ha comportato il “lockdown” nella vendita degli ultimi due mesi?
«Una perdita per alcune aziende tra il 50 e l'80 per cento, perché il dato non si limita ai soli esercizi pubblici del Ticino, ma di tutta la Svizzera, e si estende ai canali della grande distribuzione. Per questo, sarà importante anche la reazione a livello nazionale, dove il Merlot è un vino di grande tradizione. È chiaro che pure gli esercenti adesso hanno bisogno di tornare a proporre la bevanda conviviale per eccellenza».
La pressione internazionale si è un po' allentata con il coronavirus?
«Dobbiamo essere realisti, lo spazio di manovra non è cambiato, anche se la crisi è mondiale. Ci sono viticoltori, in particolare in Spagna, che quest'anno non potranno vendemmiare, con perdite considerevoli viste le enormi quantità normalmente prodotte. La concorrenza del 65% dall'estero resta una preoccupazione a livello svizzero. Mi aspetto offerte stracciate con la ripresa del mercato».
Quali aiuti avete ricevuto dalla Confederazione?
«La situazione è un po' complessa, perché si lavora a pieno regime nei vigneti e quindi di fatto non abbiamo diritto ad alcuna indennità. Sono in discussione alcuni progetti riguardanti la distillazione, la produzione di succo d'uva e di vino per la fondue. A dire il vero, la Confederazione aveva già introdotto, prima del coronavirus, delle misure di sostegno per rafforzare il marchio del vino ticinese e svizzero in tutto il paese, nell'intento di promuovere un prodotto di alta qualità».
Il Merlot continuerà a difendere la posizione che si è conquistato a livello mondiale. Quali sono i titoli d'onore?
«Ogni anno, il Merlot sale sul podio del campionato iridato di categoria organizzato a Sierre, dove vengono degustati 400 vini provenienti da 24 nazioni. Riconoscimenti che fanno sempre bene a tutti. Il nostro microclima rende il Merlot unico ed elegante».
L'alcolismo resta una preoccupazione sociale e c'è in ballo anche il vino...
«Per fortuna, la nostra è una bevanda conviviale con un tasso alcolico del 13%. C'è senza dubbio un nesso con l'alcolismo anche per quanto riguarda il vino, ma il fenomeno si allarga alla birra e ai superalcolici, che oggi sono accessibili a quasi tutti i consumatori di bevande alcoliche. Chi cerca di dimenticare il suo mondo disperato attaccandosi alla bottiglia, non ha nulla in comune con chi gusta un bicchiere di vino per il piacere di farlo. Il vino non è alcol puro, ma è riconosciuto come un elemento culturale».