Il vicario del Sacro Cuore ha composto le parole, un collega insegnante ci ha messo musica e voce.
Cosi è nato "Distanti, ma vicini", un brano che ha dato poesia allo slogan coniato dalle autorità per sconfiggere la pandemia.
MOLINO NUOVO - Una canzone per esorcizzare il male, che nel 2020 ha assunto la forma di un mostriciattolo verde con le antenne. L’idea è venuta a un sacerdote polacco, vicario della Basilica del Sacro Cuore a Molino Nuovo, e a un maestro di educazione musicale. Entrambi docenti alle scuole elementari Lambertenghi, entrambi desiderosi di lanciare un messaggio positivo ai propri allievi.
Ne è nata una canzone, “Distanti ma vicini”, che riprende nel titolo lo slogan coniato dalle autorità per invitare la popolazione a restare il più possibile in casa durante il momento più duro della pandemia. Ma poi il testo è tutta farina del sacco di don Kamil Cielinski, mentre musica e voce (molto intonata) sono del suo collega, insegnante, Dario Battaglia. A giudicare dal risultato, visibile su Youtube in un video realizzato da Deborah e Gaia Radice, pare una battaglia vinta.
Il sacerdote così racconta la genesi della canzone: «Un giorno ho chiesto a Dario delle musiche per pubblicare su Youtube, senza violare il diritto d’autore come succederebbe usando brani noti, dei filmati destinati ai ragazzi. Da lì, da quella musica è nata l’idea di comporci sopra una canzone».
E il video?
«Per tre quarti è costituito da un filmato creato dai miei ragazzi del catechismo all’inizio della pandemia. Io ho aggiunto le foto che i parrocchiani mi avevano mandato per un altro progetto».
La molla sembra anche quella di reagire al male attuale...
«Certo, è una risposta modulata sulla tempistica tra la fase della chiusura e quella, attuale, della riapertura».
La canzone termina con le parole “adesso che tutto è finito”, toccando ferro oggi - nel giorno degli 0 contagi e 0 vittime - l’onda più brutta pare passata?
«Sembra proprio così, che finalmente si possa tornare a quella che alcuni chiamano, tra virgolette, la normalità».
Si era già cimentato nella composizione di una canzone?
«No, non ho mai scritto poesie e nemmeno canzoni. È stato un debutto. Penso che la situazione ci abbia spinto a cercare altri talenti che, forse, ci sono dentro di noi».
Lei ha scritto “La mia prigione comincia a marzo, le mie sbarre affetti sottratti”. Diciamo che è anche un testo di evasione. Che si va notare, fuori dalla cerchia dei parrocchiani, per l’autore, don Kamil. Un nome, polacco, che spicca.
«Essendo sacerdote è inevitabile collegarlo a don Camillo».
Sembra quasi, perdoni, un nome d’arte.
«Io dico sempre che sto cercando il mio Peppone».
Un sindaco comunista a Lugano, questo sì, sarebbe davvero un miracolo.