Covid 19: vita notturna ticinese sempre più in crisi. Gli esercenti incrociano le dita.
Si attende la data del 19 luglio come quella di un possibile riallentamento delle misure. Intanto c'è chi è a serio rischio di fallimento.
BELLINZONA - Un massimo di cento persone a serata. E stop. «Così non si va lontano», sospira Gianni Morici, gerente del 6500 e del Chupito a Bellinzona. Il caso del Woodstock di Arbedo, con un avventore del locale positivo al Covid-19 e con la conseguente quarantena per tutti i presenti, ha lasciato il segno tra i locali notturni ticinesi. «Nessuno sembra più avere voglia di darci credito – sussurra Morici –. Siamo sfiduciati. Ci fanno passare per i cattivi della situazione».
C'è chi nemmeno apre – Locali importanti come il Pix di Ascona o il Vanilla di Riazzino hanno deciso di restare chiusi fino a nuovo avviso. Il responsabile Daniel Perri è chiaro: «Aspettiamo cosa accadrà dopo il 19 luglio (data in cui potrebbero essere comunicate nuove disposizioni). Al momento non mi voglio neanche sbilanciare. La situazione è complessa».
Troppa fretta iniziale – Loredana Alvaro, alla guida del Boomerang di Riazzino, ha avuto una sorta di sesto senso. «Ho subito pensato che ci fosse stata troppa fretta nelle riaperture. Prima di riprendere l'attività, ho dunque deciso di aspettare. E infatti c'è stato il dietrofront. Questa è una situazione senza precedenti. E nessuno si sta preoccupando di noi. Si discuteva sull'eventualità di farci pagare solo il 40% degli affitti. La realtà è che abbiamo i locali chiusi e continuiamo ad avere le spese come se fossero aperti».
Timori guardando all'autunno – Incertezza anche nel Sottoceneri. Mirko Jemini, titolare del Temus di Agno, si consola con l'opportunità di avere eventi open air, essendo anche responsabile del lido locale. «Ma siamo molto limitati e le spese di prevenzione sono alte. Per ora sono abbastanza tranquillo. Non nascondo un certo timore, pensando all'autunno. Se il Covid non se ne va, chi ha un locale notturno e non ha qualche risparmio da parte, rischia davvero di fallire».
A queste condizioni non si può lavorare – Alla discoteca Be di Lugano sono fin troppo espliciti. Un portavoce spiega: «Siamo chiusi da febbraio. Abbiamo lavorato solo il 27 di giugno. Con queste condizioni non si può continuare. Anzi, se andiamo avanti così rischiamo la chiusura definitiva».
Incoerenze – Gabriele Censi, organizzatore di eventi, è polemico. «Trovo che ci siano tante incoerenze. Vedo assembramenti spontanei ovunque all'esterno. Quando si parla di eventi o di discoteche, invece, la gente si irrigidisce. Anche se magari tutto è super controllato. Non trovo assolutamente giusto che i gestori di locali notturni vengano penalizzati, quando in altri settori si può fare quasi tutto».
La paura di esporsi – La sensazione è che la gente cerchi il più possibile di stare all'aria aperta. Molto più di quanto già accadesse nelle scorse estati. E intanto nei locali si piange. In diversi desiderano mantenere l'anonimato, o non esporsi per evitare di "peggiorare le cose". C'è chi invoca spazi all'aperto gratuiti messi a disposizione dalle autorità per tentare di stare a galla. C'è anche chi chiama in causa Massimo Suter, presidente di GastroTicino, accusandolo di essersi dimenticato del settore.
GastroTicino c'è – «Non è vero che mi sono dimenticato dei locali notturni – assicura Suter –. Stiamo facendo il possibile per dare voce anche alle discoteche e agli spazi simili. Il problema è che una discoteca non è come un ristorante. C'è il contatto fisico. È più difficile fare rispettare le norme igieniche e del distanziamento sociale. Io capisco la rabbia e la delusione degli esercenti. Ma noi ci siamo. Anche per la questione degli affitti, siamo in attesa di sapere cosa decideranno a Berna».
La questione delle 100 persone – Suter spera inoltre in un allentamento in salsa ticinese. «In Ticino un locale notturno può avere al massimo 100 persone a sera. Se ne escono cinque, non ne possono entrare altre cinque. Punto. In alcuni altri Cantoni, invece, si possono avere 100 persone al massimo in contemporanea. È consentito perlomeno un ricambio. Sarebbe già un bel passo raggiungere questo traguardo anche da noi».