Parla la vedova del minatore Pietro Mirabelli, che nel 2010 perse la vita nei lavori per il tunnel
La donna non intende partecipare ai festeggiamenti: si aspetta di più di una targa in onore dei defunti
LUGANO - È il 22 settembre 2010: nei lavori per la galleria di base del Ceneri avviene un incidente mortale. La vittima è il minatore calabrese Pietro Mirabelli, travolto da un masso di quattrocento chilogrammi. Da allora sono passati quasi dieci anni. E il tunnel è pronto per essere inaugurato. Ma Filomena Mirabelli, vedova del 54enne, non prenderà parte ai festeggiamenti (e in futuro non intende nemmeno percorrere il traforo): «È un evento che mi provoca molta amarezza e mi fa rabbia» racconta a 20 Minuten, spiegando che si sente abbandonata da Alptransit Gottardo Sa (Atg). E che non ha senso festeggiare senza ricordare coloro che hanno perso la vita nei lavori. «E senza garantire loro giustizia».
Nel 2018 il caso sull'incidente mortale si è concluso senza colpevoli, dopo che in prima istanza due persone erano state condannate per omicidio colposo. Ma la sentenza era poi stata ribaltata in Appello, con conferma del Tribunale federale. La famiglia di Mirabelli ha quindi declinato, con una lettera ad Atg, l'invito di prendere parte ai festeggiamenti: «Abbiamo sofferto molto. La perdita di Pietro ci ha lacerato il cuore. Ci manca ogni giorno». Per anni, secondo i familiari, da parte di Atg c'è stato «un silenzio assordante». E se l'impresa volesse fare una buona azione, dovrebbe versare un risarcimento alla famiglia che per un decennio si è indebitata con le spese legali. «Perché non è mai troppo tardi per chiedere perdono, per cercare la pace e lasciare un vero segno, invece di una semplice targa».
La lettera è giunta ad Atg, che si dice comprensiva del dolore della famiglia, come scrive Ambros Zgraggen, responsabile comunicazione, interpellato da 20 Minuten. «Così come è stato fatto per la galleria di base del Gottardo, anche per il Ceneri è stata realizzato un memoriale per i morti e le famiglie sono state invitate a una cerimonia commemorativa». Tuttavia, Atg non era il datore di lavoro del minatore. «L'azienda non è quindi informata sui risultati delle indagini e non è stata coinvolta nel procedimento penale». L'impresa non commenta pubblicamente la richiesta di risarcimento. «Nei prossimi giorni Atg scriverà alla famiglia» conclude Zgraggen.