Antenne alzate per l'obbligo introdotto da Berna. Il sindacato Ocst: «Segnaleremo le irregolarità»
Per i frontalieri è stato rinnovato "tacitamente" l'accordo amichevole tra Italia e Svizzera. Intanto l'Mps interroga il governo sui controlli nelle aziende
BELLINZONA - Il telelavoro è obbligatorio. Fantascienza, a pensarci solo un anno fa: ora è realtà, complice il Covid. Ma cosa cambierà effettivamente da lunedì (data di entrata in vigore delle misure) al primo marzo?
In un'interpellanza che brucia le tappe i deputati dell'Mps venerdì hanno chiesto al governo - in anticipo - quanti controlli verranno effettuati nelle aziende tra il 18 e il 24 gennaio, e quante infrazioni verranno riscontrate. L'obbligo - ricordano Matteo Pronzini, Simona Arigoni, Angelica Lepori - vale anche a tutela dei lavoratori particolarmente a rischio (che possono essere dispensati dall'impiego).
Nessuno ha la sfera di cristallo, certo è che anche i sindacati hanno le antenne alzate: «Durante lo scorso lockdown abbiamo ricevuto diverse lamentele di lavoratori, a cui era impedito il lavoro da casa» sottolinea Andrea Puglia dell'Ocst. «La differenza è che allora esisteva solo una raccomandazione. Ora abbiamo un obbligo, quindi ci sono più margini d'intervento sindacale. Evidentemente, segnaleremo eventuali irregolarità».
Le nuove norme sono rimaste sul vago, però, nel definire quando il telelavoro è possibile (quindi obbligatorio) o no. «Non c'è stata nessuna precisazione per il momento, si lascia molto al buonsenso dei datori di lavoro» secondo il sindacato. Un criterio determinante saranno senz'altro i costi - per l'azienda, e per il dipendente - oltre alla fattibilità. «Se attrezzare il lavoratore per lavorare da casa sarà troppo oneroso - prosegue Puglia - l'azienda potrebbe essere dispensata».
Infine un nodo riguarda i lavoratori frontalieri. Di norma, i titolari di permesso G sono sottoposti alla tassazione svizzera «soltanto se il telelavoro è inferiore a un quarto delle ore totali d'impiego». Oltre il 25 per cento, subentrano le aliquote italiane. In occasione della pandemia però, Italia e Svizzera hanno raggiunto un "accordo amichevole" che sospende provvisoriamente il limite.
L'accordo «si rinnova tacitamente fino a che uno dei due Stati non recede, o comunque fino alla fine della pandemia» conclude Puglia. «Oggi i frontalieri possono lavorare a tempo pieno da casa, senza che loro o l'azienda debba sottostare a particolari imposizioni».
L'ordinanza:
Il Consiglio federale ha aggiunto l'obbligo del telelavoro all'interno dell'ordinanza sui provvedimenti anti-Covid. All'articolo 10, capoverso 3, si precisa che «qualora per la natura dell’attività ciò sia possibile e attuabile senza un onere sproporzionato» le aziende devo predisporre il lavoro da casa, adottando «provvedimenti tecnici ed organizzativi idonei». Non sono previste compensazioni sulle spese domestiche (gas, luce, affitto) a carico dei dipendenti.
Qualora il telelavoro non sia possibile, all'articolo 27 dell'ordinanza 3 è previsto che i lavoratori "a rischio" siano dispensati dal lavoro, con stipendio pieno.