Il risultato è frutto di un lavoro corale di 250 persone tra collaboratori, studenti ed esterni
Il Consiglio svizzero di accreditamento ha apprezzato «l'orientamento alla trasparenza, l'onestà autocritica e la partecipazione attiva di tutti i portatori di interesse»
MANNO - Una certificazione importante che conferma alla SUPSI lo statuto di Scuola universitaria professionale per il periodo 2021-2028. Il label le è stato conferito dal Consiglio svizzero di accreditamento nella sua sessione dello scorso 26 marzo.
Il giudizio degli esperti - L’ottenimento dell’accreditamento istituzionale, con cui la SUPSI entra formalmente nella lista delle scuole accreditate a livello nazionale, rappresenta il coronamento di un progetto iniziato nel 2015 con lo sviluppo del “Sistema di garanzia e di qualità” e proseguito con la redazione del “Rapporto di autovalutazione”, un’analisi critica ed esaustiva della SUPSI presentata a un gruppo internazionale di esperti designati dall'Agenzia svizzera di accreditamento (AAQ).
Un esame corale - Il positivo risultato è frutto di un lavoro intenso e partecipativo che ha visto il coinvolgimento attivo di oltre 250 collaboratrici, collaboratori, studentesse, studenti e portatori di interesse esterni. Il Gruppo di esperti ne ha incontrato una significativa parte durante tre giorni di colloqui, che si sono tenuti a Manno lo scorso mese di ottobre.
Una base per il futuro sviluppo - Nel Rapporto gli esperti hanno apprezzato l’orientamento alla trasparenza, l’onesta autocritica e la citata partecipazione attiva di tutti i portatori di interesse. La certificazione, si legge in un comunicato sottoscritto dal direttore generale Franco Gervasoni, «rafforza la posizione della SUPSI all’interno del paesaggio universitario svizzero e dello spazio europeo della formazione superiore, assicurando una solida base per il proprio futuro sviluppo mirato a sostenere le nuove generazioni di professionisti e la nostra società nel suo complesso, in molteplici ambiti di riferimento, nelle complesse sfide che l’attendono dopo l’uscita dall’emergenza sanitaria».