Luglio e agosto hanno portato eventi meteo straordinari. Zali: «Non possiamo ancorare tutti i sassi alle montagne»
In ogni caso la valutazione della risposta delle Autorità è buona. Il geologo cantonale: «Ma in alcuni casi, come è stato per il Palasio, abbiamo elementi su cui poter lavorare per fare meglio».
BELLINZONA - «Non sono stati affatto eventi banali. Con questa intensità, solitamente, si verificano ogni tot anni. In alcune zone anche più di rado». Ha esordito così Claudio Zali, in occasione del bilancio sui fenomeni meteorologici che, tra luglio e agosto, si sono abbattuti sul Ticino provocando danni ingenti. Un incontro, quello di oggi al Palazzo della Orsoline, utile anche per capire «cos'è successo e come hanno risposto territorio e Autorità», ha sottolineato il direttore del Dipartimento del territorio.
«Sempre più frequenti» - Fenomeni, quelli a cui abbiamo assistito, che di norma sarebbero eccezionali, «ma che stanno iniziando a verificarsi sempre più di frequente», ha aggiunto Zali. «Per fortuna abbiamo saputo come intervenire. Avrei voluto dire che non ci sono stati feriti, ma non è stato così».
«Rischio zero impossibile» - Il consigliere di Stato ha sottolineato infine l'impossibilità di contrastare totalmente i disagi che, inevitabilmente, questi fenomeni portano con sé: «Il DT non può ancorare alla montagna ogni singolo sasso o ancorare a terra ogni singolo albero del cantone. Eventi che ribaltano aeroplani e strappano alberi come fuscelli sono oltre le nostre possibilità».
Ciò nonostante, ha proseguito, «facciamo il possibile e continueremo a farlo. Una cosa è certa, abbiamo sicuramente bisogno di più misure per mettere in sicurezza il territorio. Ma non dobbiamo dormire sonni tranquilli, il rischio zero non esiste.
Ondate di calore e temporali - L'aumento di questi episodi temporaleschi è confermato anche da Luca Nisi, meteorologo di MeteoSvizzera: «Il clima della regione alpina mostra una spiccata variabilità. Nelle ultime estati siamo stati confrontati spesso con delle ondate di calore, un po' la novità di questi ultimi anni. Quest'anno invece abbiamo avuto forti precipitazioni temporalesche, tipiche della regione alpina, ma che di solito avvengono in modo irregolare. La particolarità sta nel susseguirsi di questi eventi».
Nisi ha ripercorso i veri episodi, da quello dell'8 luglio, che ha colpito soprattutto l'Alto Ticino; a quello del 13 luglio, che «in modo simile al 1987 ha portato forti precipitazioni». Infine quelli che tra la fine di luglio e agosto hanno colpito il Sottoceneri, e in particolar modo il Mendrisiotto, «con valori estremi registrati alla stazione di Coldrerio con 250/350 mm in 72 ore, e nel Luganese dove abbiamo avuto raffiche di pioggia e vento fino a 117 km/h».
«Il clima sta cambiando» - Insomma, «Il clima sta cambiando anche da noi», ha spiegato l'esperto. «E non si tratta solo di un aumento della temperatura media, ma anche di fenomeni meteorologici che stanno diventando più violenti. In futuro sarà importante la gestione di questi episodi, che saranno più intensi e forse più frequenti».
«Oltre 100 eventi maggiori» - Sull'impossibilità di annullare i rischi è tornato quindi il geologo cantonale Andrea Pedrazzini: «Proprio per questo bisogna preparasi a un'ottima collaborazione con gli enti di primo soccorso», ha spiegato. Quindi ha snocciolato qualche cifra. E solo tra luglio e agosto sono stati recensiti Oltre 100 eventi maggiori, l'80% dei quali legato a fenomeni di alluvionamento (colate detritiche, ruscellamenti superficiali ed esondazioni). Sono state inoltre evacuate precauzionalmente 20 abitazioni.
«Importante test per la gestione dei rischi» - Laurent Filippini, Capo dell’Ufficio dei corsi d’acqua, ha confermato diversi nuovi primati registrati in molte stazioni di misurazione. «È stato un importante test per il territorio e la gestione dei rischi. Ci sono state situazioni dove tutto ha funzionato bene e altre da cui si può imparare».
Le cose sono andate bene ad esempio a Lumino. Qui, nonostante l'importante trasporto di detriti, il piano d'emergenza ha funzionato bene «permettendo di tenere tutto sotto controllo malgrado i danni». Lo stesso a Melano. «Come a Capolago, ci sono delle ove, canaloni normalmente asciutti che possono trasportare molto materiale e che negli anni passati sono stati sistemati con la creazione di camere di contenimento. Opere che funzionano bene e proteggono il territorio».
Bene anche in Val Bavona, nonostante le diverse erosioni e colate detritiche, così come nel riale Valascia a Giubiasco, già teatro di danni nel 2006 e 2008.
Sempre a Giubiasco c'è però stato il caso del Palasio: «Qui ha ceduto il muro di un argine riversando acqua e fango al pianterreno e nell'aria del parco giochi della scuola dell'infanzia», ha ammesso Filippini.