Per la Pretura il licenziamento fu abusivo. La colpa? Aver espresso «dubbi legittimi» che irritarono un amministratore
La sentenza definisce «grave» la colpa della Fondazione e ricostruisce i retroscena di una vicenda oggetto anche di atti parlamentari
SAN NAZZARO - «La motivazione fornita al dipendente il giorno in cui è stato licenziato si rivela per quello che è: una menzogna». Mentì dunque la Fondazione Ricovero delle Cinque Fonti quando, l’11 dicembre 2019, giustificò il licenziamento del proprio direttore con la necessità di attuare una “ristrutturazione della direzione”.
In realtà, come accertato dal Pretore aggiunto di Locarno Campagna, gli amministratori della casa anziani sollevarono Samuele Enderli dall’incarico di direttore «per zittirlo». La sentenza, ormai definitiva, emessa lo scorso 13 gennaio dal giudice Leopoldo Franscini, ha accolto la petizione inoltrata da Enderli (patrocinato dall’avvocato Luca Allidi). Il licenziamento fu abusivo e la sola limatura sta nelle cinque mensilità di indennità concesse, invece delle sei richieste.
Ma la sostanza va cercata nelle parole del giudice che definisce «grave» la colpa della Fondazione Cinque Fonti. Enderli, che oggi è direttore della Residenza Visagno a Claro, venne messo alla porta, a soli tre mesi dall’assunzione, «per il solo fatto che egli aveva manifestato dubbi legittimi - legittimi, rimarca la sentenza - in merito alle cariche e alla gestione dei degenti in seno al ricovero». Dubbi che però «hanno infastidito il membro del Consiglio di amministrazione Dr. Pelloni al punto da farlo alterare, siccome riguardavano il suo ruolo e quelli ricoperti dalla figlia all’interno della casa anziani».
Secondo il giudice è «più che verosimile la tesi» di Enderli, secondo cui «la scelta di affidare la gestione della Cinque Fonti ad Alvad (l’Associazione Locarnese e Valmaggese di assistenza e cura a domicilio) non fosse in realtà la ragione alla base del suo licenziamento, bensì l’inevitabile conseguenza della volontà del Dr. Pelloni di allontanarlo immediatamente dalla direzione dopo la riunione del 5 novembre 2019».
A sostegno di ciò, la sentenza cita le testimonianze degli altri due membri del consiglio presenti all’incontro: «Entrambi hanno infatti riferito della reazione inaspettata, esagerata e finanche violenta del Dr. Enrico Pelloni alle perplessità sollevate da Enderli sulla potenziale incompatibilità di ruoli assunti all’interno della Cinque Fonti dalla figlia del medico». Quest’ultima, nella casa anziani, ricopriva la doppia funzione di direttrice sanitaria e di medico del personale.
Questo il succo di una sentenza che, seppur durissima con chi chiese la testa del direttore, non assolve l’attuale Consiglio di Fondazione che ha ereditato e soprattutto difeso quella che si è rivelata, parola di giudice, «una menzogna».
La pretesa riorganizzazione in “out sourcing” fu dunque solo il tentativo, mal riuscito, di allontanare una voce critica. A dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che gli anglicismi spesso servono solo per nascondere le peggiori intenzioni.