La Città di Lugano ripensa il concetto di sicurezza in vista della prossima estate: «Abbiamo rafforzato le misure».
L'anno scorso due uomini sono annegati dove fiume e lago si incontrano. Il municipale Tiziano Galeazzi: «Sarà una comunicazione importante, d’impatto. Il messaggio dovrà essere chiaro a tutti: “Attenzione! Qui c’è un pericolo”».
LUGANO - Una piccola disattenzione e una manciata di secondi. Istanti, letteralmente. Ma sono quanto basta a trasformare un piacevole pomeriggio d’estate in riva al lago in un dramma da cui non si torna indietro. Alla Foce di Lugano è accaduto due volte lo scorso anno. Due uomini, uno di 50 e l’altro di 27 anni, sono improvvisamente scomparsi sotto il pelo dell’acqua senza più riemergere. Una tragedia per le loro famiglie. Uno shock per chi era presente. La politica comunale - con una mozione (socialista) - aveva subito sollecitato il lancio di un ulteriore “salvagente” da parte delle autorità. E ora, quando mancano pochi mesi ai primi bagni della stagione, la Città si appresta a mettere in “campo” un concetto di sicurezza ripensato per rendere più sicure quelle acque tanto gettonate.
È scontato dirlo, ma ogni incidente che avviene è uno di troppo. E il ruolo della prevenzione ha un peso consistente, perché - statistiche (e campagne) alla mano - la causa della maggioranza degli annegamenti degli ultimi anni va ricercata nel non saper nuotare adeguatamente, nello shock termico che può colpire chi si tuffa dopo essere rimasto ore sotto il sole e, soprattutto, nel fatto di non conoscere bene la morfologia dei fondali. Dei fiumi, dei laghi e, nel caso del Ceresio, di quel dislivello improvviso che ne sancisce l’incontro. Entrambe le vittime dei due casi citati poche righe fa furono rinvenute a diversi metri di profondità (nel primo caso, ben 18 metri).
Quello dei mulinelli è un falso mito. Ce lo aveva spiegato il capo operativo della Salvataggio Lugano, Rinaldo Kümin, all’indomani della tragedia del 1° luglio scorso, e lo ribadisce oggi il municipale Tiziano Galeazzi - titolare del dicastero sotto cui opera il servizio (diretto da Lara Butti) Sicurezza e Salute -, a cui abbiamo chiesto una panoramica sulle nuove misure previste.
Comunicazione «forte» e la novità: i pattugliatori
«Abbiamo rafforzato le misure di sicurezza preventive che metteremo in atto dall’inizio alla fine della stagione estiva», nell’ambito di una «buonissima collaborazione con Acque sicure, il Cantone e la Polizia lacuale». A partire da una rinnovata cartellonistica che sarà esposta alla Foce del Cassarate; il ruolo della comunicazione sarà di primo piano. In particolare di quella visiva. Non solo indicazioni di diverse lingue quindi, ma immagini. Anche forti, ci spiega Galeazzi. «Sarà una comunicazione importante, d’impatto, perché il messaggio che vogliamo trasmettere dovrà essere immediatamente chiaro a tutti: “Attenzione! Qui c’è un pericolo”».
Questo per quanto riguarda la prevenzione in loco. Ma la rete di sicurezza andrà ad articolarsi pure su altri canali. Dalla carta stampata alle scuole superiori, fino al Web e ai social network. Per una spiegazione esaustiva dei dettagli della campagna toccherà attendere la conferenza stampa che si terrà fra qualche mese, ma da Palazzo Civico ci confermano già ora l’intenzione di voler puntare molto sulle strutture ricettive, l'ospitalità e i trasporti. Quindi alberghi, alloggi airbnb, ristoranti, stazioni e taxi. E anche i centri per i richiedenti l'asilo. Il tutto non solo in quel di Lugano, ma probabilmente anche a Bellinzona. L’obiettivo è raggiungere gli occhi e le orecchie di turisti e ospiti. «I luganesi, e i ticinesi in generale, conoscono bene il Cassarate e il nostro lago. Dobbiamo informare tutti gli altri».
Alzare la soglia d'attenzione è l'imperativo. Tuttavia non è possibile escludere del tutto il rischio di un incidente, che per definizione si manifesta in modo inatteso. Ed entra in gioco così il ruolo dei pattugliatori, la novità che sarà introdotta «dall'ultima settimana di luglio fino alla metà di agosto», ossia «il periodo in cui registriamo il picco massimo dell'affluenza» alla Foce. Con punte «fino a 500 persone al giorno». I pattugliatori saranno equipaggiati per gli interventi di primo soccorso e avranno il compito di sorvegliare l'area della Foce «e tutta quella lingua che si estende fino al Socrate», anticipa Galeazzi.
Più occhi ci sono, meglio è
Inoltre - e il lungo periodo della pandemia lo ha insegnato bene - c'è un'ulteriore carta da mettere sul tavolo e che le autorità auspicano possa rivelarsi vincente: la responsabilità e l'attenzione dei singoli. Sul proprio agire, ma anche su quello che sta accadendo intorno a noi. Insomma, «se capita di osservare una persona che si trova in difficoltà, cerchiamo di fare il possibile per aiutarla. Non solo. Se vedo che qualcuno è un po' titubante nell'entrare in acqua, oppure che un bambino o una bambina si sta allontanando dalla riva, li tengo d'occhio, lo segnalo a qualcuno e mi tengo pronto. Come una sorta di sorveglianza collettiva». La sicurezza passa anche da questo. Da tutti.