Dopo il Covid, le conseguenze della guerra. Grido strozzato di esercenti e piccoli commercianti ticinesi.
Aumentano i prezzi delle materie prime e crescono le bollette. L’incubo di chi pensava di potere tirare il fiato con la fine delle restrizioni pandemiche. E che ora si ritrova ancora nei guai.
LUGANO - «Non si lavora più. Mi viene da piangere. Non c'è in giro nessuno». Valeria Polari, esercente luganese, è affranta. E riassume bene le conseguenze del mix letale generato dalla pandemia e dal conflitto tra Russia e Ucraina. Sulla sua stessa barca tanti altri piccoli imprenditori. In grossa difficoltà. Anna Pellegrino, negoziante, è tra queste. «Sto facendo la metà della cifra d'affari rispetto allo scorso anno. Con le nuove forniture c'è un'impennata dei costi per noi. Solo la pasta costa 60 centesimi in più al chilo...»
Un mare di dubbi – Sì. Per esercenti e piccoli commercianti i costi fissi e di fornitura stanno aumentando a vista d'occhio. Valeria Polari è esausta. «Il pane è aumentato, il caffè anche... E noi cosa possiamo fare? Dobbiamo aumentare i prezzi. Poi vedi che la città è mezza vuota e ti domandi perché. L'obbligo del telelavoro è caduto, ma sembra non essere cambiato niente. Siamo quasi ai livelli del lockdown». Anna Pellegrino aggiunge. «Noi avevamo anche tanti clienti dell'est, che oggi non ci sono più. Non sappiamo cosa fare».
«Si arrivava già da due anni difficili» – Rupen Nacaroglu, presidente della Società dei commercianti di Lugano, conferma: «È assurdo come l'uscita dalla fase acuta della pandemia sia coincisa con l'inizio di un conflitto bellico che sta condizionando tutti. L'euforia iniziale per lo stop alle restrizioni Covid è stato subito smorzato dalla guerra. C'è grandissima incertezza, anche tra i consumatori. Con la paura uno ci pensa due volte prima di fare un acquisto. I Governi sanzionano la Russia e l'effetto, per adesso, è che i privati, i piccoli commercianti e le aziende si trovano a dovere fare i conti con numeri di nuovo preoccupanti. Psicologicamente è durissima. Si arrivava già da due anni molto difficili».
«La gente non sta spendendo» – Altrove la musica non è diversa. Claudia Pagliari, presidente dei commercianti bellinzonesi, è una che si dà da fare con parecchie iniziative. «Ma in questo periodo non sembrano mai abbastanza. Solo il mercato del sabato ravviva un po' i commerci del centro. Per il resto si capisce che non siamo in una situazione normale. Col Covid la gente ha forse anche perso l'abitudine di uscire, alcuni fanno acquisti online. Il commercio online, inutile dirlo, ci danneggia. Ma più in generale ci rendiamo conto che la gente in queste settimane non spende. Parla solo di guerra ed è sotto tono. È una situazione triste, c'è insicurezza. E questo si ripercuote sugli acquisti e sulle consumazioni».
Tra fake news e acquisti irresponsabili – «Dopo due anni di pandemia – sostiene Carlo Coen, presidente della Società commercianti del Mendrisiotto – si sperava in un po' di tranquillità. Con questa guerra invece i timori sono aumentati. La gente sta respirando troppa negatività e l'ultima cosa che ha in mente è comprarsi un bel vestito. Colpa anche di un eccesso di informazione. Le persone sono tartassate a livello mentale, senza parlare delle fake news. Tutto questo mette angoscia nella gente verso il futuro. Poi per i commercianti ci sono gli aumenti dei costi fissi. In confronto a due anni fa tantissimi costi per noi commercianti sono aumentati fino al 20%. I fornitori inoltre sono confrontati con tempi più lunghi per le spedizioni delle merci». Poi la stoccata: «Tanti consumatori vanno a comprare online merce che arriva da chissà dove. Non stanno a pensare che ad esempio in Cina la manodopera viene sfruttata all'inverosimile».
Il potere della paura – Giovanni Caroni, presidente della Società Commercianti industriali e artigiani del Locarnese, contestualizza: «Quando c'è paura, la gente risparmia di più. La questione dei prezzi è un grosso problema. Basti pensare alla benzina e ai trasporti delle merci. I disagi in merito alle forniture sono evidenti e quindi i prezzi vanno su un po' in tutti gli ambiti. La nostra risorsa è il turismo. E c'è da dire che a livello turistico il Locarnese ha un tipo di clientela diverso rispetto alle altre regioni della Svizzera italiana. Noi puntiamo molto sulla Svizzera tedesca e sulla Germania. Molto dipende da come andrà la stagione turistica, le prime prospettive sembrano incoraggianti».
Bollette su del 350% – «È chiaro che le materie prime hanno i prezzi alle stelle – dice Massimo Suter, presidente di GastroTicino –. Stanno anche aumentando i costi fissi legati ad esempio all'energia elettrica. Quando c'è un aumento della bolletta del 350% non fa sicuramente piacere. La conseguenza è che i prezzi al consumo rischiano di aumentare. Ma qui il consumatore deve rendersi conto che noi non siamo i cattivi che vogliono alzare i prezzi per guadagnarci».
«Servirebbe un periodo tranquillo» – Diversi esercenti o commercianti chiedono aiuto. «Qualcuno intervenga», sospira Valeria Polari. «La realtà però – conclude Carlo Coen – è che adesso servirebbe davvero un periodo di tranquillità. Solo così ci si potrà davvero riprendere. Speriamo in bene…»