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CANTONECon le chiese vuote piangono anche le finanze

27.04.22 - 06:00
Numero di fedeli in calo e questua ostacolata dalla pandemia hanno ridotto le entrate delle parrocchie.
Ti Press
Chiese svuotate dalla pandemia
Chiese svuotate dalla pandemia
Con le chiese vuote piangono anche le finanze
Numero di fedeli in calo e questua ostacolata dalla pandemia hanno ridotto le entrate delle parrocchie.
In Ticino se ne contano 255 e ognuna decide da sé come finanziarsi. «Solo una quarantina di queste prevede un'imposta di culto», spiega la Curia vescovile.

LUGANO - In Svizzera è tempo di consuntivi: Confederazione, cantoni (qui il Ticino) e comuni hanno pubblicato nelle scorse settimane i propri rendiconti finanziari per il 2021. Un anno condizionato dalla pandemia ma che… in fin dei conti si è chiuso con bilanci meno negativi di quanto inizialmente previsto. Ma se il mondo laico può tutto sommato sorridere, così non è per quello religioso.

Questua e donazioni - «Il Covid ha drasticamente ridotto le offerte in chiesa perché non veniva più effettuata la questua. Solo nell’ultimo periodo si è potuto ricominciare a utilizzare il cestino con il bastone», conferma il portavoce della Curia vescovile Luca Montagner. Una diminuzione che è stata solo parzialmente compensata da una crescita di altre offerte. Quelle legate ai funerali, ma non solo: «Spesso chi non ha più potuto fare un’offerta in chiesa ha effettuato una donazione in altro modo e magari per altri scopi, come il restauro di una chiesa».

Sempre meno fedeli - Oltre al calo delle offerte libere, le parrocchie sono da tempo confrontate anche con una diminuzione delle persone iscritte all’Albo. Che in particolare laddove vi è un’imposta di culto si traduce in un’ulteriore erosione delle finanze. Nel nostro cantone sono tuttavia solamente una quarantina quelle che prevedono un prelievo di questo tipo (vedi elenco in fondo all’articolo): «In Svizzera interna è un sistema largamente diffuso e addirittura legiferato a livello cantonale. Da noi invece abbiamo un sistema misto, con un contributo sia comunale, sia diocesano», illustra Montagner.

Libertà per le parrocchie - Ogni parrocchia, insomma, decide da sé come finanziarsi: «Non c’è un’imposizione in tal senso, ma una libera scelta. Anche perché tradizionalmente l’imposta di culto è qualcosa di ben radicato nell’area germanofona, mentre da noi è arrivata in un secondo momento». Avere un quadro completo e generale delle 255 parrocchie presenti in Ticino risulta di conseguenza complicato. Oltre al fatto che, per stessa ammissione di Montagner, manca una statistica aggregata, «paragonare parrocchie, diocesi e chiese cantonali di dimensioni anche molto diverse fra loro non è possibile».

Le parrocchie che prevedono un’imposta di culto:
Airolo, Anzonico, Aquila, Arbedo, Arogno, Biasca, Bodio, Brissago, Cadenazzo, Camorino, Campo Blenio, Chiasso, Chiggiogna, Comano, Dongio, Ghirone, Giornico, Giubiasco, Gnosca, Gudo, Leontica, Lodrino, Losone, Ludiano, Lugano, Lumino, Malvaglia, Mendrisio, Muralto, Olivone, Osogna, Personico, Ponto Valentino, Prosito, Prugiasco, Quinto, Ravecchia, Sementina.

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COMMENTI
 

Mattiatr 2 anni fa su tio
In questo secolo le parrocchie, se vogliono sopravvivere, devono coinvolgere sia i fedeli che i laici. Sono iscritto all'albo parrocchiale malgrado la mia pratica si limiti alla presenza a Natale e Pasqua, questo perché nel mio paese viene organizzata la festa patronale con la quale sono felice di partecipare (garantisco che i presenti in genere le chiese non sanno nemmeno cosa sono). Così tirano dentro soldi, ci facciamo la nostra cioca e tutti felici. In momenti di crisi bisogna essere intraprendenti e trovare buone soluzioni, non lagne e imposte di culto (quest'ultima idea davvero ridicola).

Gus 2 anni fa su tio
In uno stato laico, non assoggettato al Vaticano (purtroppo il Ticino non è fra questi) l'imposta di culto deve essere facoltativa e non inserita nell'imposta comunale.
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