Giovanni Bernasconi, capo della Sezione protezione aria, acqua e suolo: «Decisione obbligata senza fonti alternative».
BELLINZONA - «I serbatoi riescono ancora a riempirsi di notte ma se la siccità dovesse perdurare e dovessero esaurirsi delle fonti alternative come quelle sperimentate nel Mendrisiotto (ndr. per esempio la conversione di pozzi che vengono usati in agricoltura o i prelievi provvisori da fiume) ecco che allora potrebbe essere necessario decidere dei razionamenti dell'acqua durante certe fasce orarie».
Giovanni Bernasconi è l'ingegnere a capo della Sezione protezione aria, acqua e suolo del Dipartimento del territorio. Non ci gira troppo alla larga su una questione che preoccupa tutti i ticinesi e cioè la paura di rimanere a secco di acqua potabile: se la secca non si attenuerà e il livello dei fiumi continuerà a scendere verrebbe meno quell'àncora di salvezza che ancora tiene in vita le riserve d'acqua del Ticino. «Se l'acqua dei fiumi però continua a calare, ovviamente non potremmo più utilizzarla come fonte alternativa», spiega, e allora il piano B che tutti vorrebbero scongiurare - il razionamento dell'acqua - sarebbe un fatto non più rinviabile. Nemmeno con le piogge in arrivo previste dai meteorologi per le prossime ore.
«Sono precipitazioni molto limitate nel tempo - sottolinea l'ingegnere - e per riuscire ad alzare le falde e alimentare le sorgenti ci vorrebbe una pioggia che persista per almeno qualche settimana». I temporali annunciati quindi non serviranno a colmare il "buco" idrico che è andato aumentando settimana dopo settimana e che sta mettendo in crisi le capacità di rifornimento: quello che serve è «una pioggia moderata e prolungata nel tempo. Di queste precipitazioni che interesseranno il Ticino nelle prossime ore, nella falda ne arriverà ben poco perché saranno assorbite dalla vegetazione».
Ma cosa si porta dietro questa de escalation dei livelli di acqua e come si manifestano gli effetti più eclatanti? «Il primo è sicuramente l'innalzamento della temperatura dell'acqua - risponde Bernasconi - con effetti abbastanza gravi sulla fauna ittica. I pesci soffrono le alte temperature ma anche la scarsità di pozze profonde in cui rifugiarsi e questo potrebbe portare a delle morie di pesci». E fa un esempio: «per una specie come la trota le temperatura superiori ai 23 gradi possono essere letali».
Un altro effetto indesiderato della scarsità d'acqua - e di conseguenza della minore capacità di diluizione - potrebbe essere anche quello di un innalzamento dei livelli di inquinamento lungo i corsi dei fiumi. L'ingegnere, su questo punto, si sente in parte di dovere rassicurare.
«I nostri fiumi sono puliti - precisa - ci sono dei punti dove ad esempio ci sono gli impianti di depurazione che le acque immesse nel ricettore naturale fiume risentano dei minori volumi di acqua presente. Pur essendo rispettosi dei limiti delle concentrazioni allo scarico, il rischio è che essendoci poca acqua questa non permetta la diluizione di questi benché minimi quantitativi di inquinanti e portare all'innalzamento delle sostanze presenti. Al momento - conclude Bernasconi - non siamo intervenuti con un abbassamento allo scarico della concentrazione perché la situazione è sotto controllo».