Sembra un minuzioso lavoro di macelleria. In realtà è solo opera della natura.
L'allevatore: «Hanno pasteggiato anche aquile e grifoni. Qui in zona? Ho colleghi che hanno iniziato con 35 pecore e ora ne hanno quattro o cinque».
BLENIO - I lupi nostrani stanno iniziando ad apprezzare la caccia grossa. Il bovino ucciso sabato non è più un unicum nella storia delle predazioni in Ticino. Nella notte a cavallo tra martedì e mercoledì, infatti, è successo di nuovo. Questa volta la vittima è un vitello di sei mesi.
Le immagini, inviate da un allevatore, sono sorprendenti. Della bestia non resta quasi nulla, tanto da far pensare a un certosino lavoro di macelleria. In realtà, come ci spiega il proprietario del vitello, da quella carcassa è passato sì il lupo, ma poi anche aquile e grifoni, ben presenti nella zona del Pizzo Molare, dove si è consumato il "banchetto".
Il rinvenimento è avvenuto soltanto ieri mattina e, come da prassi, la predazione è stata denunciata alle Autorità. Nella giornata di ieri è quindi intervenuto il guardiacaccia che ha effettuato i rilievi di rito e ha quindi invitato l'allevatore ha smaltire correttamente quei pochi resti.
In zona, ci viene spiegato, non è la prima predazione. «Dei colleghi hanno iniziato la stagione con circa 35 pecore. Ne sono rimaste quattro o cinque. Forse anche per questo il lupo ha iniziato a puntare i vitelli», sottolinea il mandriano.
Il problema è noto e l'insofferenza è ai massimi storici. Solo ieri mattina, associazioni di categoria e allevatori si sono fatti trovare davanti al Palazzo delle orsoline per consegnare una lettera al Governo in cui è stato chiesto di agire. Da parte sua, il direttore del Dipartimento del territorio, Claudio Zali, ha quindi risposto con una lettera all'Ufficio federale dell'Ambiente nella quale, in sostanza, vengono chieste con urgenza regole più semplici per l'abbattimento del lupo.