Vasco è a Londra per studiare: «Dovevo esserci. Non accade tutti i giorni di assistere ai funerali di una regina»
LONDRA - Il caso ha voluto che si trovasse lì, ad assistere al Corteo che, da Wellington Arch a Windsor, ha visto concludersi il viaggio del feretro della regina Elisabetta II, nel giorno delle celebrazioni funebri.
Vasco Ceccoli, 18enne di Riva San Vitale, non è a Londra per rendere omaggio a una delle donne più importanti della storia recente, ma per una vacanza studio. Tuttavia, nonostante la giovane età, ha sentito di dover prendere parte a questo momento. «Ho capito che dovevo esserci, non accade tutti i giorni di poter prendere parte ai funerali di una persona così importante».
E così, alle 11 di ieri mattina, si è appostato in attesa. «Inizialmente non c'era molta gente per strada, ma nel pomeriggio la situazione è decisamente cambiata». I numeri in effetti sono stati spaventosi. Si stima più di un milioni di persone lungo tutto il percorso battuto dal corteo. «Un momento di lutto, certamente, ma anche di gioia», racconta il 18enne, chiaramente toccato dall'intensa esperienza di condivisione.
Gli episodi emotivamente intensi non sono mancati. «A un certo punto qualcuno ha gridato "God save the queen". La risposta è stata un applauso generale con gente da più parti che ripeteva la stessa frase. È stato un brivido». Vasco, che tra i vari scatti effettuati è fiero di annoverare anche quello del nuovo re, Carlo, parla di intere famiglia in lacrime, ma pure di tanti personaggi eccentrici. Come il «ragazzo vestito con solo un paio di pantaloncini corti e tutto il resto del corpo dipinto con i colori della bandiera inglese».
La morte di Elisabetta II, prosegue, ha un po' cambiato il volto della città. «I cartelloni pubblicitari sono stati sostituiti con il suo volto e le date di nascita e morte della regina». Anche gli inglesi sembrano diversi. «Tutto continua a muoversi come sempre, eppure si respira il lutto e il dolore di un popolo. Si percepisce chiaramente che è venuta a mancare una persona importante», conclude.