"Paperoni" sul Ceresio: parla il sociologo Sandro Cattacin. L'economista Amalia Mirante: «Alcune zone non sono per tutti».
LUGANO - Sulle rive del Ceresio tornano i Paperoni. E nel frattempo anche Via Nassa vuole ridarsi un tono. È una Lugano che pensa al lusso e alla ricchezza quella che sta emergendo negli ultimi giorni. Le cifre indicano che su un totale di 66.500 abitanti, ci sono circa 5.000 milionari. Ma che effetto potrà avere questa ondata di super benestanti sul costo della vita per il ceto medio e per chi si trova in condizioni di povertà? «È un dato di fatto che alcune zone di Lugano non sono per tutti – ammette l’economista Amalia Mirante –. Avviene anche altrove. Questo però non significa che la Città si dimenticherà delle persone meno abbienti. Basta passeggiare per alcuni quartieri per capire come il disagio a Lugano sia ben presente».
«Il silenzio non serve» – Sandro Cattacin, sociologo, vede di buon occhio il boom dei milionari. Ma non risparmia qualche frecciatina alla presunta scarsa lungimiranza di Lugano. «I ricchi portano soldi. Fanno girare l’economia, riempiono anche le casse del Comune perché sono ottimi contribuenti. Al di là di questo però non portano altro. Lugano ha bisogno di idee. Di creatività. Anche di un po’ di baldoria. I ricchi vogliono il silenzio, mentre i creativi necessitano di un ambiente più aperto. Pensare a una Lugano come capitale dei bitcoin non mi intriga e non mi rassicura. Sarebbe decisamente più utile investire sulla cultura, a maggior ragione vista la presenza di diverse facoltà universitarie».
«Lugano sta cercando di tornare potente» – «Per anni si è pianto perché i grandi benestanti non venivano più a Lugano – riprende Mirante –. Adesso non possiamo fare altrettanto perché sono tornati. Io non penso che Lugano stia diventando una città solo per ricchi. Non dimentichiamoci che in passato era una potenza a livello svizzero, mentre poi ci sono stati anni difficili. Lugano sta cercando di ritrovare una sua dimensione. E se sta diventando cara non è per colpa dei ricchi, ma eventualmente di chi gestisce determinati immobili. Senza contare le ripercussioni di quanto sta accadendo a livello internazionale».
«Un mondo chiuso» – «Ricordiamoci – sottolinea Cattacin – che quello dei super ricchi è un mondo chiuso. Non ha grandi interazioni con la gente del posto. I ricchi cercano casa a Lugano perché la ritengono esteticamente bella, sicura. Ma non saranno di certo i ricchi a fare diventare Lugano una città intraprendente. Lugano non si deve dimenticare delle fasce di popolazione meno abbienti, deve assolutamente lavorare sulle politiche sociali, in modo da ridurre il fenomeno della povertà. Dove c’è povertà, non arrivano né ricchi, né creativi».
«Differenti realtà che convivono» – Mirante torna poi sui progetti riguardanti Via Nassa. «In tutte le grandi città svizzere c’è una via del lusso. Non vedo il problema. Anzi. Ben venga. È un arricchimento per tutti. Non c'è il rischio di creare disparità sociali in questo modo. Io non mi posso permettere una Jaguar. Così come tanti altri ticinesi. Non per questo mi devo sentire discriminata se altri lo possono fare. In una città convivono sempre differenti realtà». Cattacin aggiunge: «Qualcuno ipotizza che anche solo il prezzo di un caffè potrebbe aumentare a causa dei ricchi? È una dinamica possibile in una località che sta bene. Però forse è meglio questo rispetto a una Lugano deserta e snobbata da tutti, o no?»