Un fornitore contrabbandiere svanisce nel nulla. Lasciando nei guai diversi negozianti. Come il 74enne Piero Suini.
LOCARNO - «Andrò avanti fino al Tribunale federale. Mi sento davvero preso in giro». Piero Suini, 74 anni tra qualche mese, è un commerciante alla vecchia maniera. Un tipo onesto. La stessa caratteristica che ha contraddistinto i 109 anni di storia del suo negozio di alimentari in città vecchia a Locarno. Suini è al centro di una situazione imbarazzante. «Un nostro fornitore italiano tra il 2016 e il 2017 non ha mai pagato IVA e dazi doganali. Arrivava da noi con la merce e faceva finta di nulla. Noi pagavamo cash e ci fidavamo. E lui si intascava tutto».
Circa 30.000 franchi che potrebbero fare danni – Il problema è che ora, come riportato da La Regione, l'Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini vuole quei soldi. E li chiede direttamente a Suini. «Stiamo parlando di circa 30.000 franchi. Denaro che noi abbiamo già sborsato al fornitore. Ad alcuni potrebbero sembrare pochi. Per una realtà famigliare come la nostra invece sono tantissimi. Potremmo avere scompensi e dovere lasciare a casa personale».
Colpite aziende anche oltre Gottardo – A essere raggirato dal contrabbandiere italiano non è stato solo Suini. Ci sarebbe anche un altro negozio del Bellinzonese, così come diversi altri commerci oltre Gottardo. A stima il personaggio in questione avrebbe volontariamente omesso di pagare, tra dazi e IVA, circa 280.000 franchi. L'uomo, che circolava su un furgone con targhe ticinesi e che aveva una sagl con sede fiscale a Cevio, è letteralmente svanito nel nulla. Di lui non si hanno più tracce. «È dal 2017 che non lo sentiamo – dice Suini –. All'inizio ci siamo fatti qualche domanda. Poi abbiamo pensato di rivolgerci ad altri fornitori. Nel 2021 però ci arriva in negozio un funzionario delle dogane illustrandoci il retroscena».
«Siamo vittime, non mandanti» – Piero Suini in quel momento casca dal pero. E ancora oggi è incredulo. «I funzionari delle dogane vorrebbero che noi anticipassimo quella cifra. La loro speranza è che un giorno poi il contrabbandiere ci risarcisca. Ma sappiamo benissimo che quest'ultima cosa rischia di non accadere mai. L'uomo è irreperibile. Siamo stati colpevolizzati perché avremmo dovuto richiedere al commerciante i documenti doganali. Invece ci siamo basati sulla fiducia. Al di là di questi dettagli burocratici, io però non ci sto a passare per il mandante in una situazione del genere. Siamo stati fregati e chiediamo comprensione. Non si può infierire così quando è chiaro che siamo noi stessi delle vittime. Mi appello al buonsenso dei vertici dell'Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini. Non è giusto farci pagare ciò che già pensavamo di avere pagato».