Il TCS si è tuffato nel mondo della ricarica bidirezionale. Marco Piffaretti: «Segnale forte di fiducia in questa tecnologia»
LUGANO - L'energia continua a essere un tema che scotta, con le preoccupazioni relative all’approvvigionamento che hanno spinto un vero e proprio boom del fotovoltaico. Visti i problemi di stoccaggio, però, c'è chi teme un collasso della rete elettrica.
Per alleviare questo problema c'è però chi guarda alle batterie che viaggiano, su quattro ruote, sulle nostre strade. Stiamo parlando delle auto elettriche, sempre più diffuse tra i cittadini, e di una tecnologia che sta prendendo piede: la ricarica bidirezionale.
Di che si tratta? Dell'uso di una piccola parte della batteria del proprio veicolo (quando inutilizzato) per dare energia all'abitazione o - dietro compenso da parte dell’azienda elettrica locale - alla rete quando questa ne ha più bisogno (ad esempio, quando una centrale elettrica viene automaticamente fermata senza preavviso per un guasto – come è successo molte volte in Francia nell’autunno scorso).
A settembre ne abbiamo parlato per via dell'iniziativa dell'azienda di car-sharing Mobility, nata con lo scopo di ridare indietro energia alle reti quando i veicoli non sono presi a
noleggio. Ora, però, ci sono passi avanti. Settimana scorsa, infatti, il TCS Svizzero ha annunciato l'acquisizione del 20% della startup Sun2Wheel, che si dedica alla realizzazione di colonnine di ricarica bidirezionali.
«Tra alcuni anni sarà lo standard»
«È un forte segnale di fiducia nel potenziale di questa tecnologia» ha commentato a Tio/20 Minuti Marco Piffaretti, esperto di mobilità elettrica e fondatore di Sun2Wheel. Inoltre, questa partnership «faciliterà il compito di spiegare il funzionamento e i vantaggi della carica bidirezionale a favore dell’utente dell’auto elettrica (e anche dei gestori di rete), accelerando l'adozione di questa tecnologia».
È insomma qualcosa che ha il potenziale di spargersi a macchia d'olio? Piffaretti ne è convinto: «Questa funzione già supportata dalle case automobilistiche giapponesi, tra alcuni anni sarà uno standard per tutti. Anche perché con l’auto elettrica bidirezionale l’utente - nel conteggio complessivo - può risparmiare parecchio, soprattutto se dispone anche di un impianto fotovoltaico».
Mentre per il momento un privato può già dotarsi di questa tecnologia per i propri consumi “dietro il contatore” (lo hanno già fatto un centinaio di persone in Svizzera), c'è ancora del lavoro da fare a livello di re-immissione dell'energia in rete. A tal riguardo si sta sperimentando per affinare la ”comunicazione” con le aziende elettriche. «Grazie a un progetto della Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale (FHNW) le aziende elettriche di Zurigo (ewz), PRIMEO e anche l’azienda elettrica di Massagno sono in grado di comunicare con la piattaforma digitale di sun2wheel che è stata sviluppata per gestire flotte di auto elettriche (come Mobility). Ora le aziende elettriche devono imparare a mandare i loro segnali in modo “intelligente”, cioè basati su eventi (far capire quando la rete è in sofferenza, e quando è in sovra-capacità) e non in base a fasce orarie fisse. Ad esempio, l'azienda può mandarci un segnale dicendo “Ora per favore carica poco, o carica tanto, oppure mandami energia indietro” e noi reagiamo). Ci stiamo lavorando e in estate presenteremo i primi risultati».
«L'evoluzione non si può fermare»
Eppure non tutti sono entusiasti. L'associazione Smart Grid Schweiz ha elargito delle critiche dalle pagine della Nzz, dicendo ad esempio che questo sistema di immissione di energia nella rete è «irrilevante» e che a lungo termine può causare problemi al sistema elettrico perché attualmente le reti elettriche «non sono progettate per dell’energia solare ed eolica che si manifesta in modo irregolare». Che ne pensa Piffaretti? «La rapida diffusione di produzione fotovoltaica (e anche di termopompe e auto elettriche) non verrà certo fermata da questa associazione che semplicemente vuole difendere lo status-quo: cioè prezzi di rete sempre più alti che vengono interamente ribaltati agli utenti finali. Inoltre, dal punto di vista numerico la potenza di regolazione complessiva delle auto elettriche nel 2035 sarà di circa 18GW, una potenza superiore a quella di tutte le centrali di pompaggio Svizzere messe insieme: quindi assai rilevante». Tanto che, in questo scenario, la Confederazione «potrebbe coinvolgere anche le auto elettriche bidirezionali della popolazione invece di dover andare a costruire una centrale o una diga in più».
Tra l'altro, sul tema si sta chinando anche la politica. La discussione riguarda in particolare l'abolizione della tassa per l'utilizzo della rete (che renderebbe il passaggio alla ricarica bidirezionale più appetibile per i clienti). Su questa proposta la commissione dell'energia del Consiglio Nazionale settimana scorsa ha votato a favore all'unanimità. Presto toccherà al Parlamento esprimersi.
Ma perché andrebbe abolita questa tassa? «Perché si tratta di una doppia tassa: come se pagassimo due volte l’IVA (devo caricare l'auto, poi magari do energia alla rete quando ha bisogno, poi devo ricaricarla e pagare nuovamente la tassa, ndr.). Le centrali idroelettriche a pompaggio ne sono esonerate da anni: quindi per parità di trattamento non dovranno pagare questa doppia tassa neppure le auto elettriche quando rendono un servizio alla stabilità di rete».