Sono ancora diverse decine i genitori che fanno una richiesta di avanzamento scolastico. Omar Balmelli, dal DECS: «Ci sono dei rischi».
BELLINZONA - Chiedono l'avanzamento di classe del rispettivo bambino. Perché lo vedono bravo in tutte le materie. Il fenomeno, seppur in maniera più contenuta rispetto al recente passato, continua a persistere nella scuola dell'infanzia e nella scuola elementare. Una quarantina all'anno le richieste che arrivano al DECS. «Si entra in materia solo per meno della metà dei casi», evidenzia Omar Balmelli, capo della Sezione delle Scuole Comunali.
Perché un genitore propone una richiesta di avanzamento? Per arroganza? Supponenza?
«No. Assolutamente. Magari perché ha una percezione del rendimento del figlio diversa da quella percepita dal docente titolare, dal docente del servizio di sostegno pedagogico, dalla direzione scolastica o dall'ispettorato. Alcune famiglie pensano che si tratti di una sorta di opzione. Non c'è presunzione però».
Alle elementari quali classi si chiedono di saltare?
«La prima e la quinta elementare vanno seguite obbligatoriamente. Per quelle in mezzo, solo in presenza di un evidente bisogno del bambino, possono essere fatte eccezioni. Considerando tutti i circondari, la soglia dei bambini di scuola elementare e dell’infanzia che ottengono un avanzamento oscilla tra lo 0,1% e lo 0,2% su un totale di circa 24.000 allievi».
Parliamo della scuola dell'infanzia...
«Nel 2015 l'introduzione del concordato Harmos ha spiazzato diverse famiglie. In Ticino prima potevano accedere alla scuola dell'infanzia quei bambini che compivano i tre anni entro il 31 dicembre. Da quel momento in poi la data limite è stata anticipata al 31 luglio, con eccezioni particolari e motivate per i bimbi che compiono i tre anni entro il 30 settembre. In questo contesto specifico le richieste di avanzamento, o di un accesso precoce alla scuola, sono legate soprattutto alla necessità di conciliare l’organizzazione famigliare con la vita lavorativa. All'inizio avevamo tante richieste. Ora sono nettamente diminuite e si sono stabilizzate».
Torniamo alle elementari. Chi riceve una risposta negativa la prende male?
«Solitamente no. Perché noi cerchiamo di fare capire che questa è una misura che può essere considerata solo se la si ritiene indispensabile. L'analisi va fatta a 360 gradi. Magari il bambino ottiene risultati eccellenti in una o due materie, ma a livello affettivo e relazionale si osservano delle fragilità che si possono rinforzare rimanendo nel gruppo dei pari e senza cambiamenti di docente e contesto. Non possiamo azzardare un avanzamento quando non siamo sicuri. A volte i genitori ci dicono "se noi supportiamo nostro figlio, può farcela"».
E voi cosa replicate?
«Che non basta. Un avanzamento è considerato nella misura in cui il bambino è messo nelle condizioni di avere successo senza misure di sostegno. Se da qualche parte riteniamo che possa andare in difficoltà, allora la misura non è quella che risponde ai suoi bisogni. E dunque l'avanzamento non è giustificato».
Quale potrebbe essere il rischio?
«Un bambino potrebbe sentirsi a disagio e soffrire delle difficoltà che incontra. Bisogna anche guardare oltre e ragionare in prospettiva degli anni successivi. Un avanzamento deve essere riflettuto considerando l’aumento della complessità degli argomenti che, ad esempio, con il passaggio al settore medio potrebbe mettere in crisi l’allievo. E generare in lui più difficoltà di quelle che avrebbe dovuto affrontare seguendo un percorso senza variazioni. Ciò che si vuole escludere è di far vivere a un allievo la ripetizione di una classe dopo che nel suo percorso la scuola ha per lui deciso un passaggio anticipato alla classe successiva. Una simile situazione la consideriamo molto negativa soprattutto sullo sviluppo della sua personalità, aspetto che merita piena tutela».
Ci sono soluzioni alternative all'avanzamento?
«Certo. La differenziazione didattica. In classe chi ha capacità più sviluppate può magari eseguire compiti più complessi e adeguati alle sue esigenze. Differenziare le proposte di lavoro, le modalità, i tempi e i traguardi a cui si mira è una pratica didattica efficace che risponde ai bisogni di allieve e allievi senza dovere intervenire con un salto in avanti che potrebbe comportare controindicazioni».