Donna licenziata a causa di problemi di salute: la disoccupazione temporeggia. E lei tira la cinghia da mesi.
LUGANO - Nell'autunno del 2022 viene licenziata dal suo lavoro di infermiera a domicilio al 60%. Una percentuale di impiego che non è stata voluta per scelta. Ma perché Safete Kelmendi, 55enne di Lugano, ha una malattia che la rende parzialmente invalida. Nel frattempo le sue condizioni di salute peggiorano e la donna chiede di aumentare il suo grado di invalidità. Mentre l'Ufficio AI valuta la sua candidatura, la signora per legge avrebbe diritto alla disoccupazione per quanto attiene il suo 60% di impiego perso. «Ma non sta accadendo. Vivo con i 1300 franchi al mese che percepivo già prima dall'invalidità e dalla cassa pensione. In più la disoccupazione mi dà delle briciole, non quello che mi spetta».
«Non posso portare pesi» – La donna si è rivolta anche ai sindacati, che almeno sulla carta le hanno dato ragione. Il discorso però è che non si vede una luce in fondo al tunnel. «Sono stata licenziata perché le mie condizioni di salute non mi consentivano più di ricoprire il mio ruolo. Quelli dell'invalidità hanno bisogno giustamente di tempo per analizzare la mia condizione. Non posso assolutamente portare pesi di alcun genere, in due anni ho fatto quattro operazioni agli arti superiori. In tutti questi mesi io non ho potuto trovare un altro lavoro. Da una parte le mie candidature sono state ignorate. Dall'altra ho appunto avuto problemi di salute seri. Solo ultimamente sto seguendo un programma assegnatomi dalla disoccupazione confacente al mio stato di salute».
Quella somma che non corrisponde – Lo scorso primo di novembre Safete si reca all'Ufficio regionale di collocamento di Lugano e successivamente a quello della Cassa disoccupazione cantonale. «Lì mi hanno detto che io avrei avuto diritto al 70% della mia percentuale di impiego: circa 2.600 franchi lordi. Sul momento ero contenta. Questa cosa però non è successa. Nessuno mi dà spiegazioni. Dalla disoccupazione ricevo solo circa mille franchi al mese».
Dove sta il problema? – L’inghippo in realtà ha una sua spiegazione. Seppur contorta e legata al peggioramento delle condizioni di salute della donna la cui idoneità al lavoro oggi non sarebbe più del 60% (come prima di novembre), bensì teoricamente solo del 20%. Ergo: la disoccupazione, in attesa della decisione dell’AI, si basa su quest’ultima percentuale per garantirle il “salario”. «Non ha senso. Ho chiesto spiegazioni, ma non le ho ricevute. Ho fatto l'infermiera a domicilio per 16 anni, aiutando tanta gente. E ora mi ritrovo ad avere bisogno. Io avrei diritto a quei soldi. Lo dice la legge, non lo dico io».
«Non dormo la notte» – Safete, originaria del Kosovo e col passaporto svizzero da diversi anni, è confrontata con una situazione psicologica difficile. «Non dormo la notte. Sono preoccupata per i richiami delle fatture che mi arrivano. E non so come fare quadrare i conti. Tutto costa di più. Per fortuna che mia figlia è già grande, altrimenti sarei impazzita. Ho problemi di schiena e articolazioni. Da tempo però ho interrotto qualsiasi forma di cura perché non riesco a pagare la parte di spese non coperta dalla cassa malati. Non so nemmeno come pagare la cassa malati da qualche mese, non ci arrivo. Faccio la spesa con la carta di credito, faccio la fame, ho perso quattro chili nelle ultime settimane. Vorrei che la autorità mi dessero una risposta. Non possono lasciarmi in questa situazione».