Cerca e trova immobili

CANTONEPredatore e preda: nella testa di pedofili e violenti

30.08.24 - 08:38
«Chi ha un disturbo narcisistico è iperfocalizzato sui suoi desideri e sulle sue pulsioni», spiega lo psichiatra Michele Mattia.
Deposit (simbolica)
Predatore e preda: nella testa di pedofili e violenti
«Chi ha un disturbo narcisistico è iperfocalizzato sui suoi desideri e sulle sue pulsioni», spiega lo psichiatra Michele Mattia.

LUGANO - Pedofilia. E disturbo misto narcisistico istrionico. Sono queste le malattie psichiche di cui è affetto il 28enne del Sopraceneri condannato martedì dalla Corte delle Assise criminali di Lugano per avere, sull’arco di diversi anni, abusato sessualmente della sua sorellina. Lo ha rivelato la perizia psichiatrica.

La domanda, davanti a un caso così efferato e a terminologie arzigogolate che in aula non mancano di farsi sentire, sorge però spontanea: cosa c’è nella testa di questi criminali? Ce lo spiega lo psichiatra e psicoterapeuta Michele Mattia.

«Per quanto riguarda la diagnosi di disturbo misto narcisistico istrionico il discorso in realtà è un po' complesso, nel senso che quello narcisistico e quello istrionico sono due profili di personalità che di per sé hanno caratteristiche differenti», esordisce. «Quando ci riferiamo al disturbo narcisistico parliamo di una personalità che è fondamentalmente iperfocalizzata sui suoi bisogni, sui suoi desideri e le sue pulsioni. Non legge le emozioni dell’altro e vede la vittima come una preda». 

Una realtà distorta - E se la vittima dice "no" o si oppone al volere del narcisista? «L'atto di resistere potrebbe venire interpretato come una modalità comportamentale di sfida, una sfida che chi ha questo disturbo deve superare per arrivare a conquistare la preda. Il narcisista patologico ha una dimensione distorta della realtà, proprio perché la legge unicamente sulla base dei propri bisogni».

Il disturbo istrionico è invece qualcosa di molto diverso, sottolinea lo psichiatra, «è quindi probabile che il perito lo abbia rilevato unicamente nella dimensione comportamentale, e non emozionale». 

«“Istrionico”», spiega, «deriva da “istrioni”, il termine che nell’antica Roma veniva utilizzato per riferirsi agli attori. L’istrionico, che di per sé è eccentrico, ha infatti molte emozioni dentro, e sull’onda di queste emozioni può diventare incontenibile. Si tratta di persone che piangono, ridono, e che hanno una modalità comportamentale quasi teatrale». 

«Non di rado il pedofilo è un narcisista» - Ora, tra questi disturbi e i reati connessi con la pedofilia «non può essere fatta un’associazione lineare», continua Mattia. «Sicuramente però chi presenta un narcisismo patologico di grado elevato è ad alto rischio per quanto riguarda i reati commessi contro l’integrità delle persone, proprio perché non legge le emozioni degli altri ed è focalizzato su sé stesso. Non di rado, infatti, chi è affetto da pedofilia ha una dimensione personologica in quest’area, piuttosto che nell’area depressiva, ansiosa o altro». 

Ma niente paura: «Ci sono molte persone con personalità narcisistiche che in realtà sono ad alto funzionamento sociale. Alcune, ad esempio, riescono a contenersi abbastanza bene perché esercitano una professione dove possono esprimere la loro personalità».

Intanto però la sensazione è che, sia nelle aule penali che nella società in generale, le malattie psichiche siano sempre più diffuse. 

All'origine dei «disfunzionamenti» - «I disturbi personologici non sono di per sé in aumento», ci dice Mattia. «Sicuramente c’è un’attenzione maggiore verso l’identificazione del disturbo e, anche a livello di tribunale, procuratori e giudici si affidano sempre più di frequente su una valutazione psichiatrica. Abbiamo poi esami più differenziati, nuove macchine e mezzi diagnostici che ci aiutano a mettere in evidenza i disturbi che possono essere all’origine del disfunzionamento di chi delinque».

«Delinquono di meno, non di più» - Al contrario di quanto si potrebbe credere, tra criminalità e disturbi psichici non vi sarebbe comunque alcuna correlazione. «La maggior parte degli studi conclude che chi ne è affetto in realtà commette meno reati di chi non lo è», sottolinea lo psichiatra. «Certo, nella sfera penale troviamo aree disfunzionali della personalità, perché chi delinque a un certo punto è andato incontro almeno a una mal interpretazione o a una strumentalizzazione della realtà. Non per forza però questo va ricondotto a disturbi mentali: esistono tendenze che sono legate a quelle che chiamiamo strutture di personalità, e che sono innate e incurabili». 

Quando la malattia mentale è un'attenuante - A far discutere, spesso, è però anche il fatto che il più delle volte in ambito giudiziario un disturbo psichico si trasforma in un'attenuante, portando a pene meno severe.

«Se nella persona incriminata si riscontra una malattia psichiatrica che al momento dei fatti l’ha portata a commettere un atto criminale è giusto dare tutte le attenuanti del caso e lavorare su una riabilitazione», commenta lo psichiatra. «Certo, non bisogna abusare di questa modalità facendola diventare la giustificazione ad ogni atto criminale, ma non dimentichiamoci che chi commette un reato spesso viene da situazioni difficili e magari è affetto da disturbi che non ha mai avuto l’occasione di curare. Non tutti arrivano alla cura quando dovrebbero, e intorno alle malattie mentali e alla psichiatria esiste ancora uno stigma».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE