Scandalo sessuale su WhatsApp e ragazzine disinibite. Le riflessioni del filosofo Paolo Bellini
LUGANO - Centinaia di foto osé raccolte su DropBox e inviate a migliaia di utenti sono sotto la lente della polizia cantonale. Gli inquirenti tentano di identificare il responsabile di un’operazione che ha ferito la privacy di decine di ragazze e delle rispettive famiglie. Si fanno sempre più inquietanti i contorni dello scandalo sessuale su WhatsApp. L’idea della teenagers media ticinese che emerge è quella di una ragazza disinibita e provocante. Sulla questione abbiamo interpellato Paolo Bellini, filosofo ed esperto dei rapporti tra uomo e tecnologia.
Le ragazzine di oggi sono davvero così terribili?
Stanno cambiando. Non sanno più quanto è preziosa la loro intimità. E questo perché stimolate da un contesto di partenza che incentiva il desiderio di apparire, la provocazione, il narcisismo.
E dei maschi che dice?
Il raddoppiamento di sé stessi, da una parte nella vita reale e dall’altra nel virtuale, coinvolge tutti. L’idea di privacy è sempre più un’utopia. Viene confuso il villaggio globale con le dinamiche normali. È chiaro che le donne sono più colpite. Perché da sempre il corpo femminile è soggetto a un interesse particolare.
Di chi è la responsabilità?
Di una società globalizzata in cui conta l’apparire più che l’essere. All’estero ci sono stati anche suicidi in seguito a diffusione di materiale privato. Non vanno sottovalutate queste ipotetiche conseguenze. Stiamo perdendo una delle grandi conquiste della modernità: la separazione tra pubblico e privato.
Come vede il futuro?
Ci sarà sempre più una divaricazione cognitiva tra quei soggetti che capiscono la conseguenza di certi atti e quelli che invece continuano a cascarci.