I ragazzini sono accusati di persecuzioni e bullismo.
La vittima, un coetaneo, ha vissuto cinque mesi da incubo. Alla fine si è deciso e ha denunciato.
LUGANO - Atti di bullismo sulla fascia di confine. I protagonisti sono un gruppo di ragazzini sui 15 anni. Otto per l'esattezza. Sette di questi ticinesi, uno comasco.
La vittima è un coetaneo che ha vissuto 5 mesi da incubo, tra atti persecutori, botte riprese con il telefonino e poi condivise via snapchat e pure una rapina.
Da allora sono passati tre anni e i giovani, ora, sono finiti davanti al giudice per rispondere di una serie di reati tra stalking, lesioni, minacce, rapina, spaccio di droga e danneggiamento aggravato.
I ticinesi saranno giudicati dalla Magistratura dei minorenni a Lugano, il comasco dal tribunale dei minori di Milano.
I fatti - Tutto si è verificato nel periodo gennaio-maggio 2018, tra Lugano e Como. Insulti, minacce, botte. Ma non solo. La baby gang - riferisce la Provincia di Como - è arrivata a riprendere uno di questi pestaggi con il cellulare per condividere il video con i compagni di scuola del ragazzino. Al giovane è stata rubata anche una catenina d'oro e più volte gli sarebbero stati rovinati o distrutti gli abiti.
Il minorenne comasco, tra le altre cose, è accusato anche di spaccio e ricettazione. È stato trovato infatti in possesso di un Rolex e di un Patek Philippe di provenienza sospetta.
Alla fine il quindicenne ha trovato la forza di denunciare. E lo ha fatto sia alla polizia cantonale che ai carabinieri, facendo partire due procedimenti penali: uno a carico dei ragazzini residenti tra Lugano e Chiasso e l’altro in Italia per il giovane comasco.