CONFINECamion zeppo di coca, l'autista: «Sapevo, ma non pensavo fosse così tanta»

VARESE - Il camion "gonfio" di cocaina fermato il 7 novembre a Cantello (Varese) non era diretto in Svizzera, ma era pronto a rifornire l'ormai noto traffico di stupefacenti che ha trovato nei boschi del Varesotto e del Comasco una piazza di spaccio più che florida. E che, di fatto, è nota anche ai molti ticinesi che valicano il confine per rifornirsi nei vari punti di spaccio. Così, almeno, stando ai numerosi blitz degli ultimi mesi dai quali si rinvengono tra i proventi della vendita di droga numerose banconote in franchi.

Dietro tutto ciò c'è una rete criminale più che rodata, che sfrutta un esercito di sottoposti (facilmente intercambiabili) che vanno dai ragazzetti piazzati nei boschi con tanto di tende, telefonini e armi, ai semplici autisti che trasportano la droga in giro per il nord della Lombardia. Come quello fermato dai finanzieri del Gaggiolo, un sessantenne di origini piemontesi. L'uomo, arrestato a Cantello, in realtà era stato fermato in un'area di servizio sull'A4 ad Agrate Brianza, nel corso di un controllo. Un accertamento mirato e - come riporta VareseNews - spinto dalle continue trasferte di questi lavoratori impiegati nel Comasco, che hanno insospettito la Guardia di Finanza.

Quando nelle tasche dell'uomo è stato trovata della cocaina (un grammo), sono partiti gli accertamenti ulteriori che hanno portato al rinvenimento - all'interno del mobilio trasportato dal grosso furgone Renault in affitto - di oltre un quintale dello stesso stupefacente (ben 115 chili). Un quantitativo che ha stupito lo stesso sessantenne, che a quel punto ha vuotato il sacco.

«Sapevo che non c’erano solo mobili sul camion ma che c’era anche cocaina, ma non pensavo così tanta», ha spiegato al giudice per le indagini preliminari di Varese Stefania Pepe. Per quel "trasporto di mobili", l'uomo - a sua volta tossicodipendente e cliente dei suoi "datori di lavoro" - avrebbe incassato 3 mila euro.