Anche i produttori di vino in Ticino soffrono per la chiusura dei ristoranti. La mozione del PPD
BELLINZONA - La filiera del vino ticinese è messa alla prova dal Covid-19. La chiusura dei ristoranti ha creato un effetto "collo di bottiglia", anzi un effetto tappo.
«Per la prossima vendemmia alcune cantine stanno già valutando se ritirare o meno le uve» avverte il deputato PPD Lorenzo Jelmini, che ha presentato una mozione oggi al Consiglio di Stato. «Anche i piccoli coltivatori si vedrebbero costretti a gettare gran parte della loro vendemmia».
La mozione chiede quindi al Cantone di farsi parte attiva nel sostenere i viticoltori, con contributi economici e sconti fiscali.
Le richieste al governo:
- Predisporre contributi a fondo perso per l’eliminazione di stock di vini bianchi e rossi attualmente in vasca o già in bottiglia. Questo permetterebbero di far continuare il ciclo normale delle vendemmie già partendo dalla vendemmia 2020. L’eliminazione di stock permetterebbe alle cantine di procedere con l’acquisto delle uve della vendemmia 2020 e il mercato rimarrebbe su un livello di valore aggiunto corretto e non subirebbe una svalutazione. Gli stock eccedenti andrebbero distillati o eliminati con la supervisione dell’autorità per dare la garanzia che non venga utilizzo scorrettamente.
- Concedere un aiuto straordinario e supplementare per la promozione dei prodotti vitivinicoli ticinesi.
- Eliminare per la vendemmia 2020 l’obbligo di versamento della tassa e dei contributi per le uve trasformate in favore dell’IVVT. L’importo complessivo per il 2020 delle tasse destinate alla promozione andrà versato dal Cantone all’associazione di categoria.
- Sensibilizzare la grande distribuzione a lavorare prioritariamente con i vini svizzeri.
- Invitare gli importatori di vino e la grande distribuzione che hanno sede in Ticino a promuovere e vendere i vini svizzeri (in linea con quanto proposto dai viticoltori svizzeri al Consiglio federale)
- Investire nella promozione dei vini ticinesi e svizzeri.