La Commissione della Gestione ha firmato l'accordo sulla riforma del sistema pensionistico del Governo ticinese
BELLINZONA - In futuro, i membri del Governo ticinese potrebbero avere lo stesso sistema di pensionamento di tutti i dipendenti dello Stato, e non godranno così più di un "trattamento particolare".
Si tratta del contenuto di una riforma firmata oggi dalla Commissione della Gestione. Con l'accordo, che potrebbe mettere la parola fine ad anni di discussioni e dibattiti, tra cui un'iniziativa lanciata nel 2019 dal Partito Socialista (PS), i ministri saranno quindi affiliati all'Istituto di previdenza del Canton Ticino a partire dal primo gennaio 2021.
Non ci sarebbe perciò più, come finora, il vitalizio che si attiva nel momento in cui un consigliere di Stato lascia la propria carica.
Il rapporto è chiaro: l'indennità «è versata a coloro che cessano la carica prima dell'anno del compimento di 55 anni. Un reddito ponte è invece versato a coloro che hanno compiuto 59 anni nell'anno della cessazione della carica» si legge, come riporta laRegione. Perciò, un ministro che lascia la propria carica otterrà una buonuscita solo se ha meno di 55 anni, se ne ha più di 59, invece, una rendita ponte fino alla pensione. Per coloro che si situano tra i 55 e i 59 vige d'altra parte la libertà di scelta.
L'indennità, inoltre, sarà basata sulla durata della permanenza in carica: e sono considerati «al massimo dodici anni». Per ciò che concerne l'ammontare, non potrà essere più alto di 750mila franchi per l'indennità di uscita, e di 133mila franchi per la rendita ponte.
Dovrà ora esprimersi sulla riforma l'intero Parlamento, ma sembra esserci ottimismo da parte di tutti i partiti, nonostante qualche riserva di PPD e PS.