Dalle fila del PD l'attacco al consigliere nazionale, definito foriero di «odio e discriminazione».
Oggetto della discussione, l'articolo uscito sul domenicale leghista nel quale il consigliere nazionale provoca con la richiesta: «Dateci gli sciatori, ma tenevi i frontalieri».
LUGANO - «Dateci gli sciatori, ma tenevi i frontalieri». L'ennesima provocazione di Lorenzo Quadri, affidata questa volta alle pagine del Mattino della domenica, non tarda a passare i valichi di frontiera e ad arrivare alle orecchie dei media prima, e dei politici italiani poi. Fino a indispettire la deputata comasca Chiara Braga, Capogruppo PD nella Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera dei Deputati.
Al centro della polemica, pare evidente, la querelle sugli impianti sciistici (o "guerra degli sci", come è già stata soprannominata) che in Svizzera restano aperti nonostante le pressioni delle nazioni confinanti (persino la cancelliera Angela Merkel ne ha chiesto la chiusura).
Una polemica - sfociata anche in un atto parlamentare dello stesso Quadri - i cui toni, almeno quelli affidati alle pagine del domenicale leghista, hanno generato aspre critiche. «Quelle che leggete sono le dichiarazioni di Lorenzo Quadri, consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi. In pratica: gli omologhi svizzeri della Lega - spiega la deputata PD sulla pagina Fecebook del suo partito -. Dichiarazioni con cui, tra l'altro, invita testualmente il Governo italiano a "tenere a casa i suoi concittadini". A non farli andare a lavorare in Svizzera, insomma. Perché gli svizzeri vengono prima. Prima degli italiani».
Parole, quelle di Quadri, che Braga definisce «odiose, offensive e discriminatorie. Contro l'Italia ma soprattutto contro decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici che meritano rispetto».
«Allo stesso tempo, però - conclude -, sono parole che ci insegnano una cosa: che ci sarà sempre qualcuno 'più leghista' di te, destinato a venire "prima". Anche se sei italiano e del Nord. E alla fine, a perderci sono tutti. Tutti i cittadini. Tutti tranne quelli che sull'odio, sulla discriminazione e sul "prima gli" ci fondano la carriera politica».