Il Gran Consiglio ha approvato oggi con ampio margine il compromesso raggiunto in extremis due giorni fa dalla Gestione.
BELLINZONA - Dopo cinque anni di passione, la nuova imposta di circolazione è (finalmente) realtà. Ed entrerà in funzione (come auspicato) già dal primo gennaio 2023. Dopo il compromesso in extremis trovato nella giornata di martedì dalla Commissione della gestione (leggi qui l'iniziativa parlamentare), il Parlamento ha accertato (e accettato) l'urgenza del decreto e oggi lo ha approvato con enorme margine (58 sì, un no e un astenuto). Ampiamente superato, quindi, il quorum del due terzi di voti favorevoli che servivano per promuovere la nuova imposta.
Il problema - Il problema nasceva da un passaggio del testo sull'imposta di circolazione "ridotta" che i ticinesi hanno approvato nella votazione dello scorso 30 ottobre. Un passaggio che creava una disparità di trattamento che penalizzava soprattutto i possessori di un'automobile nuova (ovvero immatricolata dopo il 2018) a causa degli strascichi dello scandalo dieselgate. Disparità che il Consiglio di Stato aveva proposto di sanare attraverso tre decreti legislativi urgenti, che sono però stati ritirati a causa dell'assenza di una solida maggioranza in Gestione.
L'accordo - L'accordo, approvato "a cinque minuti dalla mezzanotte" quando tutto ormai sembrava compromesso ha convinto tutti i partiti di Governo (oltre a Verdi e UDC). La nuova imposta di circolazione introdurrà infatti la distinzione tra auto "vecchie" (immatricolate prima del 2018) e "nuove" (dopo), andando a "punire" con un coefficiente più alto i veicoli più inquinanti. In soldoni, questo permetterà alle casse cantonali d'incassare circa 81,5 milioni. Ovvero una sorta di via di mezzo tra quanto richiesto dagli iniziativisti (77 milioni) e quanto proposto dal Governo (85 milioni).