Permesse l'entrata e l'uscita solo per comprovati motivi di lavoro o salute.
Giuseppe Conte: «Ce la faremo, ma non bisogna pensare di fare i furbi». In serata, però, si sarebbe verificata una fuga verso Sud di chi non voleva trovarsi bloccato in Lombardia.
ROMA - È infine arrivata alle 3.22 della notte appena trascorsa la firma del decreto con cui il governo italiano impone la "chiusura" della Lombardia e di 14 province italiane tra Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto.
La misura prevede la possibilità di uscire ed entrare da queste aree e di spostarsi al loro interno solo «per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità per motivi di salute». Da una prima lettura del testo, quindi, sembrerebbe confermata l'ipotesi che i frontalieri impiegati in Ticino possano continuare a entrare e uscire da Lombardia e Piemonte per raggiungere il nostro cantone per lavoro. Gli spostamenti dalla Svizzera verso Lombardia e il confinante Verbano-Cusio-Ossola per svago ed esigenze private, invece, appaiono vietati.
Per le nuove, grandi zone rosse istituite dal governo italiano per fronteggiare l'epidemia di coronavirus vige insomma un «vincolo di evitare ogni spostamento» che non è un «divieto assoluto»: «Non si ferma tutto», ha spiegato nella notte il premier Giuseppe Conte. Non si bloccano quindi nemmeno treni e aerei: sarà appunto possibile muoversi per comprovate esigenze lavorative o per emergenze e motivi di salute. Ma la polizia potrà fermare i cittadini e chiedere loro perché si stiano spostando in territori dove la crescita dei casi di contagio porta il governo a disporre misure mai così restrittive.
«Mi assumo la responsabilità politica» delle decisioni che vengono prese in queste ore, ha proseguito Conte. «Ce la faremo». Il presidente del consiglio lancia un appello alla «auto responsabilità»: per fermare il contagio non si può più «fare i furbi», dice invitando i ragazzi a stare in casa a leggere e tutelare così la salute dei loro nonni. Oltre all'intera Lombardia, le province interessate sono Verbano-Cusio-Ossola, Novara, Vercelli, Asti, Alessandria, Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Padova, Treviso e Venezia.
La firma del decreto è arrivata dopo una lunga giornata di contatti con le Regioni e dopo una fuga di notizie («irresponsabile» e «rischiosa per la sicurezza», ha sottolineato Conte) che ha portato al diffondersi di una bozza non ancora ultimata. I presidenti di Regione su quella bozza avevano dichiarato perplessità e dubbi: «Si è creata confusione», ha accusato Conte.
Nel decreto finale ci sono misure generalizzate per tutta Italia, tra cui la chiusura di pub, discoteche, sale gioco e manifestazioni di cinema e teatro. E ce ne sono altre, molto più rigorose, che riguardano un'ampia fascia del nord Italia. «Non c'è più una zona rossa - spiega il premier - scomparirà dai comuni di Vo' e del lodigiano. Ma ci sarà una zona con regole più rigorose che riguarderà l'intera Lombardia» e le province citate. Qui fino al 3 aprile - per fare solo due esempi - saranno limitati i movimenti, salva la possibilità di rientrare a casa propria, e i bar e i ristoranti dovranno chiudere alle 18. Per il resto della giornata dovranno garantire distanze di almeno un metro tra gli avventori. Chi ha 37,5 di febbre o più è invitato a restare a casa, chi è in quarantena ha il divieto assoluto di uscire.
Restano chiuse intanto le scuole in tutta Italia. E Conte assicura che si lavora anche sul fronte delle misure economiche: lunedì o martedì non appena sarà pronta una bozza del decreto da 7,5 miliardi di euro annunciato dal governo, incontrerà le opposizioni. Ma, sottolinea, è il governo a decidere.
L'altro fronte su cui l'esecutivo italiano opera è quello sanitario: il premier ha annunciato la firma di un contratto per la produzione entro i confini nazionali di 500 dispositivi al mese di rianimazione, con l'obiettivo di fare di più. E anche l'incremento della linea produttiva dei dispositivi di protezione come le mascherine. Ma poiché nelle aree dove il contagio è più forte gli ospedali fanno fatica, il presidente del Consiglio ha annunciato anche la possibilità di ridistribuire i pazienti tra le regioni. Intanto, l'appello agli italiani è a «entrare nell'ottica della responsabilità, senza furbizie» ma accettando qualche restrizione: il governo, assicura Conte, sta facendo la sua assumendo decisioni «coraggiose».
Nella notte dalla "zona rossa" verso sud: è polemica - E proprio in tema di "furbizie", nelle ore seguite alla diffusione della bozza del decreto sarebbe partita una corsa verso il Sud Italia di coloro che si trovavano in Lombardia, ma volevano raggiungere le proprie famiglie nei loro luoghi d'origine prima che fossero istituita le nuove "zone rosse". Una spostamento consentito, in quel momento, ma che ha comunque scatenato grandi polemiche sui social. Un video, in particolare, mostra la stazione Garibaldi di Milano piena di gente in fuga.
Oltre ai video della gente che sciama verso i binari, in rete gira anche la foto di un treno pieno, con passeggeri seduti persino negli strapuntini dei corridoi di quello che dovrebbe essere l'l'Intercity Notte Roma-Napoli-Salerno.
«Follia pura - commenta sui social il virologo Roberto Burioni - Si lascia filtrare la bozza di un decreto severissimo che manda nel panico la gente che prova a scappare dalla ipotetica zona rossa, portando con sé il contagio. Alla fine l'unico effetto è quello di aiutare il virus a diffondersi. Non ho parole».
Alcuni hanno replicato alla notizia della fuga in massa da Milano diffusa sui social postando invece l'immagine della stazione centrale deserta già alle 23.20, mentre altri hanno chiesto di fermare l'Ic partito da Torino porta Nuova, subito ribattezzato 'Cassandra Crossing'.
La Regione Veneto: la misura del governo è sproporzionata - Il Veneto si oppone alla creazione delle tre zone di isolamento nella regione previste dal decreto emanato dal presidente del consiglio dei ministri. Nelle controdeduzioni inviate al governo italiano, il comitato tecnico scientifico di supporto all'Unità di crisi aveva chiesto «lo stralcio delle tre province di Padova, Treviso e Venezia dal decreto».
A fronte di aree colpite circoscritti, «e che non interessano in maniera diffusa la popolazione generale, non si comprende - è scritto nelle controdeduzioni - il razionale di una misura che appare scientificamente sproporzionata all'andamento epidemiologico».
Il presidente della Puglia: «Non portateci l'epidemia lombarda, veneta ed emiliana» - «Vi parlo come se foste i miei figli, i miei fratelli, i miei nipoti: Fermatevi e tornate indietro. Scendete alla prima stazione ferroviaria, non prendete gli aerei per Bari e per Brindisi, tornate indietro con le auto, lasciate l'autobus alla prossima fermata. Non portate nella vostra Puglia l'epidemia lombarda, veneta ed emiliana scappando per prevenire l'entrata in vigore del decreto legge del Governo». È l'appello del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano in un post pubblicato la scorsa notte.
E, intanto, con un'ordinanza la Puglia ha disposto l'isolamento fiduciario per 14 giorni per chi da ieri è rientrato in regione dalla Lombardia e dalle province indicate dal nuovo decreto di Roma sull'emergenza coronavirus. È stata firmata nel corso della notte da Emiliano. Lo ha annunciato lo stesso governatore in un post su Facebook.
«Considerato che l'esodo di un così elevato numero di persone provenienti dalle zone cosiddette rosse potrebbe comportare l'ingresso incontrollato in Puglia di soggetti a rischio di trasmissione del virus, con conseguente grave pregiudizio alla salute pubblica» l'ordinanza dispone per tutti coloro che «hanno fatto ingresso in Puglia dal 7 marzo provenienti dalla Regione Lombardia e dalle province» indicate dal nuovo Dpcm «di comunicare tale circostanza al proprio medico di medicina generale» di «osservare la permanenza domiciliare con isolamento fiduciario per 14 giorni, di osservare il divieto di spostamenti e viaggi; di rimanere raggiungibile per ogni eventuale attività di sorveglianza».
In caso di «comparsa di sintomi, di avvertire immediatamente il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta o l'operatore di sanità pubblica territorialmente competente per ogni conseguente determinazione."La mancata osservanza degli obblighi di cui alla presente ordinanza - si sottolinea - comporterà le conseguenze sanzionatorie come per legge». Saranno i prefetti ad assicurare «l'esecuzione delle misure disposte con la seguente ordinanza» che è stata trasmessa anche ai sindaci.